Diritto all'oblio, anche su Bing

Dopo Google sarà il turno di Bing: anche il motore di ricerca Microsoft intende allinearsi con i precetti europei sul diritto all'oblio.
Dopo Google sarà il turno di Bing: anche il motore di ricerca Microsoft intende allinearsi con i precetti europei sul diritto all'oblio.

Microsoft sarebbe pronta a seguire Google nell’offerta di un servizio dedicato per chi intende rimuovere particolari link dai motori di ricerca. Nasce tutto sotto il principio del diritto all’oblio ed a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia europea che prevede la possibilità, da parte dei cittadini, di richiedere la rimozione di particolari url dall’indice di Google.

Sebbene Google sia il dominatore assoluto del comparto, anche e soprattutto in Europa, Bing nutre da sempre forti ambizioni concorrenziali e non vuol farsi trovare impreparato al cospetto delle pressioni che potrebbero presto arrivare dalle istituzioni del vecchio continente. Non appena Google avrà messo a punto il proprio sistema di notifica, analisi ed esecuzione delle rimozioni, infatti, tutte le attenzioni si sposteranno sugli altri sistemi di indicizzazione delle pagine online: Bing, a maggior ragione se in considerazione della partnership tra Microsoft e Yahoo per la gestione della ricerca sui siti del gruppo guidato da Marissa Mayer, è il secondo attore e può agire con relativa calma per ottemperare alle regole senza le pressioni della ribalta.

Ancora non è chiaro come Microsoft metterà a punto il proprio sistema per gestire il riconosciuto diritto all’oblio degli utenti, ma alcune dichiarazioni di circostanza diramate nei giorni scorsi lascia intendere come ad oggi Redmond voglia ricalcare fedelmente le orme di Mountain View, seguendo quanto messo a punto da Google ed in attesa di capire quali saranno le deduzioni dell’UE in proposito.

Il vespaio è infatti ormai irrimediabilmente sollevato: Google ha iniziato a ricevere le prime richieste tramite l’apposito modulo online ed ha dato forma ad un apposito comitato che dovrà vagliare la direzione da intraprendere per far sì che il gruppo si muova nel modo più corretto e delicato possibile di fronte ad una tematica tanto delicata. Il comitato avrà ruolo consultivo fondamentale (a tal proposito: si è chiesta l’opinione anche ai singoli utenti), a questo punto, non soltanto per indirizzare le scelte di Google, ma per dirimere la questione anche a un livello più generale nel quale anche Bing va in qualche modo annoverato.

Certo è che la sola presenza di Bing e di qualsivoglia altro motore di ricerca rende il quadro del diritto all’oblio molto più complesso di quanto non lo sia la sola presenza di Google: chi vorrà davvero veder cancellate dai motori particolari url, dovrà infatti portare avanti richieste multiple, affrontando regolamenti differenti ed analisi presumibilmente legate alla natura soggettiva di qualsiasi valutazione. Senza l’intervento istituzionale, insomma, il rischio è quello per cui una parcellizzazione eccessiva dei riferimenti possa annullare l’efficacia di un passo che si intendeva pensato a favore del diritto all’oblio.

Un diritto non è tale se non è esercitabile senza ostruzioni reali e contingenti. Così anche per il diritto all’oblio: superato l’ostacolo Google, già di per sé estremamente complesso, verrà il momento di vagliare ogni altro singolo caso. E per l’UE si andrebbe ad aprire un nuovo fronte estremamente complesso, che non può essere affrontato in modo costruttivo se non implementando veri standard di valutazione e protocolli d’azione. Se diritto all’oblio deve essere, insomma, che sia almeno esercitabile. Altrimenti diviene mero ostacolo.

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