Facebook, un'etichetta per chi sparge fake news. Riabilitate le teorie sul lab-leak

Facebook nasconderà in automatico le bufale degli utenti recidivi. Stop invece alla censura sulle teorie che il Covid-19 sia stato prodotto in laboratorio.
Facebook nasconderà in automatico le bufale degli utenti recidivi. Stop invece alla censura sulle teorie che il Covid-19 sia stato prodotto in laboratorio.

Facebook ha deciso di imprimere un’ulteriore svolta alle fake news sulla piattaforma. Il social network di Mark Zuckerberg ha infatti annunciato una nuova politica che prevede la segnalazione automatica di quegli utenti che condividono ripetutamente delle notizie definibili “bufale”. Gli account che verranno più volte segnalati verranno etichettati, e gli algoritmi di Facebook nasconderanno quindi gradualmente i loro post dalle bacheche degli amici per limitare la diffusione di informazioni false.

La nuova iniziativa di Facebook contro le fake news

Con questa nuova politica di controllo sulle fake news, il noto social network ha di fatto cambiato l’approccio alla lotta alle notizie false che circolano sulla piattaforma, intervenendo non più su un singolo post, ma prendendo di mira l’utente che mette in giro o condivide informazioni non vere. In tal senso l’azienda ha comunque sottolineato che la segnalazione non porterà alla cancellazione di un account o a sanzioni definitive, ma a una sospensione temporale, e solo se la condivisione di bufale sarà continua e ripetuta.
Fake News

Per evitare che, come accaduto anche di recente, gli algoritmi o i cosiddetti fact-checker, coloro cioè che sono incaricati di vigilare sulle fake news sbaglino o si facciano prendere la mano in base alle loro simpatie politiche, religiose o di qualsiasi genere, Facebook ha introdotto una funzione che gli consentirà di taggare una pagina che ha condiviso ripetutamente informazioni segnalate, con un banner cliccabile dagli utenti che potranno così trovare le spiegazioni utili a capire il perché quell determinato post viene ritenuto non veritiero.

Per gli articoli risultati più popolari, Facebook proporrà inoltre un link che porteranno gli interessati a leggere un vero e proprio rapporto con prove e documenti a supporto. Nella speranza che tutto funzioni per il meglio, e non accada quanto avvenuto in tempi recenti con interventi censori da parte dei fact-checker nei confronti di noti quotidiani italiani, esponenti politici e artisti, “rei” solamente di essersi dimostrati contrari a determinati argomenti ritenuti politicamente corretti da chi è chiamato a vigilare con imparzialità. Anche perché poi, talvolta, ciò che è sembrata una montatura si è rivelata essere col tempo qualcosa di reale o comunque di non così finto come sosteneva la massa.

Sì alle teorie del lab-leak

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Fino a qualche giorno fa, Facebook censurava per esempio tutti i post che parlavano del Covid-19 come virus realizzato in laboratorio e poi diffuso, consapevolmente o per errore, prima tra la popolazione di Wuhan, in Cina, e poi nel resto del mondo. Ebbene, da oggi il network social di Zuckerberg non lo farà più, e lascerà quindi i suoi utenti liberi di parlare e diffondere notizie sulle teorie sulla creazione in laboratorio del Coronavirus.

Il cambio di rotta sul del lab-leak è dovuto alle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha chiesto a gran voce agli 007 americani un supplemento di indagini sull’origine del Sars-Cov2, che dovrà dare risposte chiare entro i prossimi 90 giorni.

Una posizione, quella del nuovo Governo USA, che ha fatto infuriare Pechino, che ha accusato Biden di voler usare la pandemia per “la manipolazione politica e la calunnia”, mancando di rispetto alla scienza, alla vita delle persone e creando un danno globale alla lotta contro il Coronavirus. Ma che è evidentemente piaciuta ai responsabili del social, che per bocca di un portavoce hanno fatto sapere alla Cnn che “continueranno a lavorare per aggiornare le politiche al riguardo, alla luce dell’emergere di nuovi fatti”, e che pertanto non c’è più motivo di rimuovere i messaggi che sostengono l’origine umana del virus.

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