Facebook e Twitter rimuovono centinaia di account

Gli account fasulli attivi dal 2010 cancellati da Facebook e Twitter promuovevano posizioni antioccidentali.
Gli account fasulli attivi dal 2010 cancellati da Facebook e Twitter promuovevano posizioni antioccidentali.

Ancora account rimossi da Facebook e Twitter, due delle piattaforme social più grandi al mondo, in cui le posizioni politiche si fanno sempre più polarizzate. Sono stati rimossi centinaia di account falsi legati a Russia, Iran e Venezuela che promuovevano posizioni e sentimenti anti-occidentali. I social usati come strumento di propaganda, come ormai sta accadendo sempre di più negli ultimi anni.

Facebook in particolare ha cancellato 783 pagine, account e gruppi che dicevano di provenire da paesi europei, mediorientali e dell’Asia meridionale, ma che condividevano contenuti proposti dai media statali iraniani. I contenuti eliminati da Twitter sono quelli riguardo 764 account che distribuivano spam su contenuti divisivi a livello politico.

Questi account su Facebook erano attivi dal 2010 e hanno generato nel tempo 2 milioni di follower e oltre 250 mila su Instagram. Il social network di Mark Zuckerberg non ha dato informazioni sul perché di queste operazioni. Più dettagli sono stati forniti dall’Atlantic Council, il laboratorio di ricerca digitale forense che ha analizzato gli account.

Questi sono stati pensati “in linea con le posizioni internazionali del governo iraniano. Le pagine postavano contenuti con forti predilezioni per il governo di Teheran e contro l’Occidente e i vicini regionali, come Arabia Saudita e Israele“, hanno scritto i ricercatori in un dettagliato post su Medium. Di questi account rimossi più del 30% è rimasto attivo per cinque anni secondo i ricercatori.

Per quanto riguarda Twitter sono state individuate in realtà due campagne che coinvolgono il Venezuela. Non è chiaro se i contenuti della prima campagna di spam per polarizzare l’opinione pubblica sia partita da un governo specifico, ma in ogni caso gli account sono stati rimossi. Una seconda campagna venezuelana ha coinvolto invece ben 1,196 account, questa sì sponsorizzata da uno stato per influenzare il popolo venezuelano.

Continua quindi la vigilanza verso l’uso dei social media come strumenti di propaganda, ma di sicuro sarà una guerra ancora molto lunga.

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