L’operazione annunciata dal ministro della giustizia USA John Ashcroft è andata oltre le dichiarazioni di intenti annunciate prima dell’offensiva “Slam Spam”: colpiti, infatti, anche centri identificati come importanti punti per l’attività P2P. L’operazione ha portato ad arresti e varie perquisizioni, ed i primi dati delineano già l’entità del tutto prima ancora che la conferenza stampa ufficiale ne tracci i contorni reali.
Le conseguenze dell’operazione Slam Spam sono di un centinaio di arresti, fermi vari e sequestro di materiale informatico utilizzato per reati quali spam, phishing e distribuzione di virus. Secondo le dichiarazioni della vigilia il tutto avrebbe dovuto fermarsi in questa dimensione, ma in realtà un nuovo braccio dell’inchiesta è emerso sotto il nome di “Operation Digital Gridlock“.
Il Dipartimento di Giustizia ha comunicato che nelle ultime ore 5 abitazioni e la sede di un Internet Service Provider sono state oggetto di perquisizione. Il tutto ha avuto luogo negli stati del Texas, di New York e del Wisconsin. Ashcroft sottolinea come l’operazione non abbia precedenti a livello federale, esasperando così il significato simbolico dell’offensiva all’interno del quadro della vasta battaglia contro il P2P.
L’operazione ha per il momento evitato di colpire grandi nomi quali Gnutella o Kazaa, ma le attenzioni si sono concentrate su una rete privata quale NeoModus basata su Direct Connect: tale rete impone una condivisione minima di 100Gb per poter accedere allo scambio. L’FBI avrebbe identificato gli hub scaricando fino a 72 Gb di materiale protetto (film, software, musica, giochi), disponendo così degli indizi per dare avvio alle procedure di fermo. La rete colpita era denominata “The Underground Network”.
Mentre la giustizia federale si muove con fermi e pequisizioni, la RIAA continua sulla strada tracciata ormai da tempo: sono 744 le nuove denuncie comminate contro altrettanti “John Doe” rei di aver scaricato musica illegale dalla Rete, per un ammontare globale di ormai oltre 4.500 denunce (molte delle quali chiuse con un patteggiamento pecuniario di poche migliaia di euro).