FSF Europe esclusa dalla Commissione Vigevano

A causa di "motivi organizzativi" la Free Software Foundation Europe sarebbe stata esclusa dalle audizioni previste in seno alla Commissione vigevano "per il mercato dei contenuti digitali": decisione infelice, e automatica scatta l'ovvia protesta.
FSF Europe esclusa dalla Commissione Vigevano
A causa di "motivi organizzativi" la Free Software Foundation Europe sarebbe stata esclusa dalle audizioni previste in seno alla Commissione vigevano "per il mercato dei contenuti digitali": decisione infelice, e automatica scatta l'ovvia protesta.

“Motivi organizzativi”: sarebbe questa la scusante con la quale la FSF Europe (Free Software Foundation) non è stata ammessa alle audizioni previste nell’ambito dei lavori della cosiddetta “Commissione Vigevano” (ovvero “Commissione per il mercato dei contenuti digitali”). La commissione è stata posta in essere dal Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie con lo scopo di valutare lo stato dei fatti in tema di diritto d’autore, con funzione propositiva per le possibili soluzioni ad una problematica che si sta facendo sempre più pressante.

L’esclusione, a prescindere dal merito delle motivazioni addotte, lascia sicuramente perplessi in quanto viene dato adito al sospetto di una forzatura alla discussione: in una discussione ove il diritto d’autore è il tema centrale, scartare dalle audizioni l’ente che prima degli altri si propone come portatore di una soluzione alternativa non può essere cosa neutrale ma anzi il tutto si carica di significati e di conseguenti ovvie rimostranze.

La polemica sorge infatti nel contesto di una legge Urbani che, così come è stata strutturata, impone stringenti limiti ad un mercato open source che si vedrebbe costretto ad una radicale quanto improponibile ridefinizione.

Con una lettera dai toni decisamente espliciti indirizzata a Punto Informatico, il fondatore e direttore di Linux Magazine Emmanuele Somma interlegge il rifiuto della commissione come un chiaro prodotto di quel «provincialismo italiota» che pretende di affrontare il problema escludendo una delle maggiori rappresentanze del settore e «facendovi piuttosto accedere una lunga teoria di piccole beghe localistiche e l’intero insignificante sottobosco di congregazioni d’interessi provinciali dell’asfittico mercato italiano dell’editoria, del cinema e della musica, facendo sprofondare l’informatica e le telecomunicazioni».

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