Google risponde alle accuse Oracle

Google ha risposto ad Oracle chiedendo l'annullamento dei brevetti che la stessa Oracle ha ereditato da Sun e sbattuto in faccia ad Android
Google ha risposto ad Oracle chiedendo l'annullamento dei brevetti che la stessa Oracle ha ereditato da Sun e sbattuto in faccia ad Android

Per Google è giunto il momento di rispondere alla denuncia Oracle relativa all’infrazione di brevetti che la stessa Oracle ha ereditato da Sun Microsystem grazie all’acquisizione del gruppo. La risposta è mirata ad annullare i brevetti Oracle, annichilendo così per logica conseguenza le violazioni indicate dall’accusa.
Chi intende approfondire le questioni tecniche della sfida può seguire l’analisi CNet relativa alla Dalvik virtual machine o seguire passo a passo le parole espresse da Google sul caso. La summa è quella di un’accusa di ipocrisia nei confronti di Oracle per il modo in cui gestisce i propri brevetti Java nel contesto della community open source, un comportamento peraltro contraddittorio per le varie posizioni espresse nel tempo. Google prima considerò vuote le accuse Oracle ed ora passa al contrattacco chiedendo addirittura al giudice William Alsup l’annullamento dei brevetti, ma la risposta Oracle a Google non si è fatta attendere ed è altrettanto precisa:

Nello sviluppo di Android Google ha scelto di utilizzare il codice Java senza ottenere per questo una licenza. Inoltre, ha modificato la tecnologia in modo che non fosse compatibile con il principio centrale di Java consistente nello “scrivere una sola volta ed usare ovunque”. La violazione di Google e la frammentazione del codice Java, non arrecano danni soltanto ad Oracle, ma danneggiano chiaramente anche i consumatori, gli sviluppatori ed i produttori dei dispositivi

In questa guerra tra le parti va segnalato peraltro un piccolo aspetto collaterale: Google nei giorni scorsi ha appoggiato la causa dei volontari OpenOffice che hanno lanciato il progetto LibreOffice proprio per liberarsi dei vincoli Oracle e proseguire su una strada completamente open source. Trattasi di una storia parallela ed apparentemente priva di correlazioni con la risposta odierna di Google, ma in realtà va a coinvolgere i medesimi brand, la medesima filosofia e le medesime dinamiche. Medesime fazioni, medesima guerra.

La denuncia, importante in sé per il proseguimento dei rapporti tra le due aziende, va comunque soprattutto contestualizzata nel nascente mondo del mobile: ogni gruppo sta tentando di usare i propri brevetti come scudi per farsi largo e ritagliarsi parte del valore che il comparto andrà ad esprimere negli anni a venire. HTC, Apple, Nokia, Microsoft ed ora anche Google ed Oracle: gli equilibri del settore sono in gran parte riposti nelle mani della giustizia e degli accordi extraprocessuali tra le parti.

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