Mai più cibi scaduti con IBM Food Trust

Parte con Carrefour il progetto IBM Food Trust una piattaforma blockchain che aiuta le aziende a gestire meglio le derrate e il magazzino.
Parte con Carrefour il progetto IBM Food Trust una piattaforma blockchain che aiuta le aziende a gestire meglio le derrate e il magazzino.

Che la blockchain sia una tecnologia applicabile praticamente ovunque è risaputo. Basti pensare all’ultimo progetto di IBM chiamato Food Trust, comunicato a settembre e finalmente operativo. Si tratta di un software che ha lo scopo di tracciare i percorsi di approvvigionamento alimentare delle compagnie che se ne occupano con libri mastri distribuiti. Food Trust è solo l’ultimo contributo all’ecosistema blockchain in grado di estendere l’applicazione della catena di valore autodeterminata al di fuori del classico punto di riferimento dato da monete digitali e trasferimento di fondi.

IBM Food Trust ha lo scopo di collegare, in maniera molto più sicura e funzionale, coltivatori, trasformatori, grossisti, distributori, rivenditori, per mezzo di un database autorizzato, immutabile e condiviso. Il risultato finale è presumibilmente un aumento della certezza di provenienza e della scadenza dei prodotti, così da validarne la freschezza e la sostenibilità.

Ovviamente la piattaforma ha un costo e IBM non è una ONG. Per un canone mensile, le aziende aderenti potranno monitorare il percorso delle derrate e il loro stato di conservazione, tramite una mappa condivisa con tutte le altre organizzazioni interessate allo stesso processo del singolo alimento o di una più ampia fornitura.

Il primo partner dell’iniziativa è la catena francese Carrefour, che convertirà  oltre 12 mila negozi in 33 paesi alla logica distributiva di IBM Food Trust. C’è da dire che la multinazionale ha sviluppato la catena sul software proprietario Blockchain Project, che a sua volta è una versione aziendale della blockchain di Ethereum. La tecnologia blockchain di IBM è già stata adottata da varie imprese in vari settori, in particolare quello bancario, dove è oramai consuetudine sfruttare piattaforme del genere per gestire i traffici economici internazionali.

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