Il caso Triste Colore Rosa

Nell’era della comunicazione sociale in cui i guru (del Web, del marketing, della comunicazione ecc…) profetizzano “quello che sarà”, spuntano alcune iniziative concrete che, pur senza troppo clamore, creano dei precedenti interessanti e ci fanno riflettere su “quello che già è”.

In seguito a una segnalazione di un amico mi sono imbattuto nel social network www.tristecolorerosa.com. Apparentemente si tratta di un normale sito di un gruppo musicale italiano con grafica e alcune istanze tipiche del Web 2.0.

In realtà basta un click su Colore per accedere a una sezione del sito che è un vero e proprio social network che si pone, come recita la tagline, come un luogo accogliente per gente creativa.

Personalizzare, creare e pubblicare, entrare in contatto e condividere: gli aspetti chiave di un social network vero e proprio ci sono tutti. Ora, è abbastanza ovvio pensare che i creatori del progetto non pensino di andare a rompere le uova nel paniere ai grandi network già esistenti. Ma se fosse proprio nella possibilità di ricavare spazi sociali dedicati a piccole nicchie che si aggregano intorno a un tema specifico, la nuova chiave di volta per mettere una marcia in più ai progetti di comunicazione privati, personali o legati a piccole iniziative?

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