Il logo del ministero? Non un plagio, ma un errore

La Inarea Strategic Design srl spiega pubblicamente come sia nato il logo "copiato" del ministero e rimette al Viminale ogni decisione in merito.
La Inarea Strategic Design srl spiega pubblicamente come sia nato il logo "copiato" del ministero e rimette al Viminale ogni decisione in merito.

Una lettera, le spiegazioni, le scuse. Ed un trasparente e meritevole approccio aperto alle critiche che non potrà che salvaguardare il brand aziendale nonostante l’errore compiuto:

In qualità di autori del logo per il Ministero dell’Interno, vorremmo richiamare la vostra attenzione su alcune considerazioni. È sufficiente un minimo di buon senso per comprendere che, se proprio avessimo deciso di copiare, non saremmo stati tanto sprovveduti da farlo in maniera così puntuale e fedele. Soprattutto se il possibile destinatario dispone di una massa critica e di una visibilità come quelle del Ministero dell’Interno. Può succedere, e purtroppo è successo.

Con queste parole la Inarea Strategic Design srl ha introdotto la propria lettera aperta con cui spiega quanto accaduto in relazione al logo del Ministero dell’Interno. L’azienda, infatti, ha vinto il concorso per la scelta del logo per rappresentare il ministero, ma nei giorni successivi alla gara è emersa una particolare somiglianza con un logo ulteriore, relativo ad una entità francese e le cui similitudini configurano la possibilità di un vero e proprio plagio. Di fronte all’evidenza, però, la Inarea non si tira indietro ed intende spiegare cosa sia successo difendendo il proprio operato e ricordando come il mondo dei marchi sia una “massa cangiante” fatta di milioni di entità, pertanto difficile da controllare e verificare.

In ogni caso, con oltre trent’anni di attività e centinaia di marchi realizzati, una realtà come la nostra non mette a repentaglio la propria reputazione con azioni simili. La correttezza e l’onestà, che ci hanno sempre contraddistinto, sono prerogative a cui non rinunciamo, soprattutto in presenza di giudizi tanto sommari quanto spietati

L’azienda difende inoltre il designer responsabile dell’opera, uno dei direttori creativi del gruppo con 25 anni di esperienza nel settore:

Quando ha elaborato la sua idea, ha voluto rappresentare l’Istituzione italiana che si apre ai cittadini. Questo concetto, obbligato a tre bande colorate con la bianca al centro, aveva tra i possibili esiti grafici – anche nel senso della profondità – quello proposto. La condivisione degli elaborati propedeutici alla soluzione prescelta e il profilo professionale del nostro collega sono per noi una certificazione ulteriore della totale buona fede rispetto all’accaduto.

Draft, il sito che ha calamitato le attenzioni del settore notando le possibili problematiche relative al logo in esame, in queste ore analizza la situazione sottolineando quanto sia ormai «virtualmente impossibile essere certo della primogenitura di una propria idea»: ripercorrere strade già percorse è qualcosa di possibile e difficilmente evitabile, qualcosa su cui in molti sono già caduti per la semplice ineluttabilità del possibile errore.

In chiusura del comunicato, la Inarea Strategic Design srl ripropone le proprie scuse, spiega di averle già girate direttamente a Roy Smith (autore del logo originale su cui è stata basata l’ipotesi del plagio) e rimette al ministero «la totale disponibilità in merito alle decisioni che intenderanno assumere». Il logo campeggia ancora sul sito ufficiale Interno.it, ma potrebbe a questo punto essere presto sostituito con il secondo classificato o comunque con uno dei finalisti (raffigurati nella gallery seguente).

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