Il primo Google Phone, dal lontano 2006

Dal processo Oracle-Google, emergono interessanti immagini del passato: il primo Google Phone con sistema operativo Android marchiato TIM.
Dal processo Oracle-Google, emergono interessanti immagini del passato: il primo Google Phone con sistema operativo Android marchiato TIM.

La lunga diatriba fra Oracle e Google fin dall’inizio ha lasciato trapelare curiosità e informazioni interessanti. Adesso, appaiono le immagini del primo Google Phone, che non solo esibiva il marchio TIM, ma proponeva l’allora nuovissimo sistema operativo Android, al momento messo a nudo sul banco degli imputati.

Non è passato chissà quanto tempo da allora: era il 2006 quando Google aveva ancora Eric Schmidt al timone e si apprestava ad entrare nell’universo mobile con il suo innovativo smartphone. Apple non aveva ancora smosso il mondo della telefonia, e il touchscreen non era una prerogativa per il sistema Android.

I dispositivi con la tastiera QWERTY nel 2006 stavano avendo la meglio e Google voleva cavalcare l’onda con un concept semplice e lineare, ispirandosi al BlackBerry che iniziava a farsi conoscere anche dai giovani. Certo, l’iPhone ha poi stravolto le aspettative di tutti e il G1< ne è stata la conferma. Ma bisogna ammettere che le ambizioni di bigG verso il successo nel mondo della telefonia mobile erano smodate. Il primo dispositivo Android, le cui foto sono da poche ore trapelate online, era dotato di processore TI OMAP 850 da 200 MHz, 64 MB di RAM e una fotocamera da 2 megapixel. Tutto sommato, per i tempi che correvano, non sarebbe stato male o non all’altezza del marchio Google, anche se le somiglianze col BlackBerry si sarebbero notate.

La scelta della TIM (Telecom Italia Mobile) come gestore telefonico non è motivata, ma Google stava cercando di offrire un pacchetto dati senza limiti a un prezzo contenuto, per attirare quanti più utenti possibili e offrire loro il collegamento Internet, ma il progetto non andò a buon fine. Google voleva scrivere la storia a suo modo, ma l’anno successivo ci pensò Steve Jobs.

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