Industria musicale e nuove leggi contro i pirati

RIAA e altri gruppi statunitensi impegnati nella lotta alla circolazione non autorizzata dei contenuti musicali chiedono un'efficace riforma normativa.
RIAA e altri gruppi statunitensi impegnati nella lotta alla circolazione non autorizzata dei contenuti musicali chiedono un'efficace riforma normativa.

Il Digital Millennium Copyright Act pare aver fatto il suo tempo. La legge, risalente al 1998, è stata scritta con l’obiettivo di tutelare chi detiene i diritti di copyright relativi alla musica, combattendo la diffusione non autorizzata dei contenuti. Dopo quasi due decenni, però, la norma sembra mostrare tutte le proprie lacune, in particolare se la si rapporta a quanto oggi hanno da offrire le piattaforme Web e i network basati sullo sharing.

È per questo motivo che, negli Stati Uniti, la RIAA (Recording Industry Association of America) e altri gruppi che si battono contro la pirateria hanno risposto ad una richiesta dell’US Copyright Office fornendo il proprio parere sul DMCA. La normativa è stata definita, senza troppi giri di parole, “obsoleta” e “dannosa”. L’approccio per la cancellazione dei file interessati non è più efficace e si rende dunque necessaria la stesura di nuove leggi che dovranno agire in combinazione con tecnologie sviluppate ad hoc. Si fa esplicito riferimento alla possibilità di utilizzare “audio fingerpring” e metodi simili per l’identificazione di contenuti piratati.

Viene puntato il dito anche contro le disposizioni previste dal safe harbor, in particolare per quanto riguarda l’indicizzazione sui motori di ricerca di link verso siti esterni che ospitano contenuti musicali in modo non autorizzato o i video in streaming su YouTube. Va precisato che si tratta solo di commenti e pareri forniti all’US Copyright Office dalle realtà coinvolte e che un’eventuale nuova legge non dovrà necessariamente essere basata sulle richieste emerse.

Restando in tema, bigG di recente ha pubblicato uno studio secondo il quale circa il 30% delle richieste di cancellazione è privo di fondamento e rischia dunque di finire per prendere di mira link che puntano a materiale o contenuti legittimamente presenti sui siti che li ospitano. Non è dunque da escludere l’ipotesi che uno svecchiamento della normativa porti ad allargare le maglie del DMCA (ad esempio tenendo conto del cosiddetto “fair use”) anziché a rendere provvedimenti, metodi e sanzioni ad essere più severi.

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