Le cause della RIAA? Tutte incostituzionali

Un professore di Harvard sostiene di poter dimostrare l'incostituzionalità non solo delle azioni legali della RIAA ma anche dei presupposti sui quali si basano: troppo alti i risarcimenti chiesti e troppo potere governativo nelle mani di un privato
Un professore di Harvard sostiene di poter dimostrare l'incostituzionalità non solo delle azioni legali della RIAA ma anche dei presupposti sui quali si basano: troppo alti i risarcimenti chiesti e troppo potere governativo nelle mani di un privato

L’unico vero processo che la RIAA sta conducendo contro una persona accusata di aver scaricato musica pirata dopo essere passato attraverso mille vicissitudini ora potrebbe ipoteticamente fermarsi per le accuse di incostituzionalità portate avanti da un professore di legge di Harvard.

Il professor Charles Nesson, dopo aver studiato la questione, ha dichiarato incostituzionale il modo in cui procede la RIAA e anche le leggi sulle quali fa perno la sua azione legale. Accuse non nuove, per la verità, ma che rispetto al passato sono decisamente meglio argomentate. Tutto ruota intorno all’impossibilità di perseguire un caso civile in una corte federale: a tale scopo il prof. Nesson ha chiesto i danni per conto di Joel Tenebaum, un accusato di pirateria ormai prossimo al patteggiamento.

Anche le multe e le pretese di risarcimento avanzate dalla RIAA sarebbero non conformi alla costituzione: secondo Nesson cifre come i 220.000 dollari chiesti a Jammie Thomas sarebbero esagerate e fuori da ogni possibile misurazione dei danni finanziari causati.

«Si tratta di una delega incostituzionale di poteri esecutivi del Congresso nelle mani di singoli privati come la RIAA» fa notare lo studioso, avvertendo che quello che sta succedendo è la nascita «di una forma di polizia privata che può esigere milioni di dollari attraverso i tribunali». Sarebbe dunque la strategia del terrore usata dalla RIAA il bersaglio di Nesson, ovvero quel modo di procedere per richieste pecuniarie esagerate che spaventino i citati.

Alle accuse la RIAA ha prontamente replicato che si è trattato di affermazioni prive di ogni fondamento che non a caso non vantavano esempi pratici ma solamente frasi vaghe applicabili a qualsiasi contesto. Al contrario, secondo la RIAA, l’atteggiamento dell’associazione degli editori statunitensi sarebbe protetto dal primo emendamento.

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