Lenovo, hello Moto!

Google cede Motorola a Lenovo per 2,91 miliardi di dollari dopo che aveva urlato il suo Hello Moto nel 2011 per 12,5 miliardi di dollari.
Google cede Motorola a Lenovo per 2,91 miliardi di dollari dopo che aveva urlato il suo Hello Moto nel 2011 per 12,5 miliardi di dollari.

Lenovo ha acquisito Motorola Mobility da Google per un controvalore pari a 2,91 miliardi di dollari. L’operazione, inizialmente annunciata da Reuters come vicina alla chiusura, è stata confermata poche ore più tardi dalla stessa Google con apposito comunicato ufficiale.

Google plaude all’operazione intravedendo per Lenovo un immediato balzo nel mercato USA ed in America Latina, occupando una forte presenza in ambito mobile dopo che già il gruppo ha consolidato nel tempo la propria posizione nel mondo desktop. Il passaggio di mano avviene con 1,41 miliardi di dollari pagati alla chiusura dell’operazione (660 milioni cash e 750 milioni in azioni) e 1,5 miliardi nel giro del prossimo triennio. Le azioni Google rimbalzano nel mercato after-hour con un +2.47% che recupera il -1.43% di giornata.

Sebbene Motorola sia finita tra le mani di Google soltanto da un paio d’anni, i risultati dell’acquisizione sono stati estremamente sterili e la produzione dei vari Moto G e Moto X non è stata tale da motivare ulteriori investimenti in tal senso. Google preferisce quindi fare un passo indietro nelle proprie strategie e monetizzare al meglio un asset altrimenti destinato semplicemente a veder annichilito il proprio valore residuo. Da 12,5 a 3 miliardi nel giro di meno di 3 anni: la svalutazione dell’asset Motorola ha rappresentato una grave defaillance nelle strategie Google, ma non ha al tempo stesso compromesso in alcun modo quanto di buono il gruppo ha comunque ottenuto sul fronte Android nel contempo.

Yang Yuanqing, CEO Lenovo, ha dichiarato tutta la propria fiducia in un brand definito «icona» nel proprio settore, con un portfolio prodotti innovativo e con tutto quanto necessario per proiettare Lenovo al top del mercato con fare immediato. Lenovo spera pertanto di poter sfruttare al meglio il nuovo asset per giungere con rapidità alla distribuzione di nuovi prodotti sul mercato al grido di “hello Moto”, confidando evidentemente di saper fare di meglio rispetto a quanto fatto finora da Google con i soli Moto G e Moto X.

Un dettaglio importante trapela però dal comunicato ufficiale diramato da Motorola: Google trattiene infatti per sé la maggior parte dei brevetti, offrendo quindi a Lenovo semplicemente una licenza di utilizzo degli stessi. Del resto soltanto poche ore prima Google aveva firmato un accordo quadro di durata decennale con Samsung per una cessione reciproca di licenza sui rispettivi brevetti: trattenere gli stessi fa pertanto parte di una strategia chiara e lineare improntata sulla gestione intelligente delle proprietà intellettuali acquisite.

La cessione comprende pertanto gli asset fisici Motorola, il brand ed un totale di 2000 brevetti. I brevetti rimasti nelle mani di Google rappresentano il cuore dell’operazione che nel 2011 Google ha compiuto a peso d’oro facendo propria Motorola: si trattò ai tempi di una operazione difensiva con cui tutelarsi dalle offensive legali di Microsoft e Apple. Oggi Google trattiene quindi per sé la parte più importante del gruppo acquisito a suo tempo, girando il resto a Lenovo per monetizzare al meglio un asset oggi insignificante per le strategie di Mountain View. Per Lenovo, invece, il portfolio brevetti ha minor significato (e vi avrà accesso tramite apposita licenza concordata), mentre ereditare il brand Motorola significa avere un accesso preferenziale al mercato a cui Lenovo guarda con maggior attenzione: il mobile.

Per Lenovo trattasi peraltro della seconda operazione di livello chiusa nel giro di pochi giorni: il gruppo ha fatto proprie anche le attività server di fascia bassa di IBM per un controvalore pari a 2,3 miliardi di dollari. Nelle ore successive, il gruppo aveva comunicato una importante riorganizzazione in quattro business unit: enterprise, software, PC e mobile. Quest’ultimo tassello è stato completato a sorpresa poche ore più tardi, sparigliando le carte grazie all’asso pescato dal mazzo di Mountain View.

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