L'uomo di Google commuove l'Egitto in TV

Il dipendente Google scarcerato dopo la rivolta contro Mubarack ha appreso in televisione del numero dei morti nel suo paese ed è scoppiato in lacrime. È lui il simbolo della tragedia egiziana
Il dipendente Google scarcerato dopo la rivolta contro Mubarack ha appreso in televisione del numero dei morti nel suo paese ed è scoppiato in lacrime. È lui il simbolo della tragedia egiziana

Da ingegnere a eroe. Dal desktop alla piazza, poi in prigione e infine in TV. La vicenda di Wael Ghonim aveva tenuto in apprensione il mondo del Web, ma è in televisione che il suo volto e soprattutto le sue lacrime hanno commosso gli egiziani, raccontando meglio di qualunque parola il dramma di questo paese.

Il dipendente di Google, marketing manager di stanza a Dubai, era stato arrestato il 27 gennaio mentre prendeva un taxi: i suoi messaggi su Twitter, il fattivo sostegno alla rivolta sui social network l’avevano messo in cima alla lista dei ricercati.

L’uomo, diventato un simbolo della rivolta, forse suo malgrado, si era trovato al centro di un delicato rapporto tra il regime e Mountain View, che in quelle settimane ha aiutato i protestanti a non restare isolati.

La notizia della scarcerazione aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a Big G e anche ai molti egiziani che in lui avevano visto un simbolo della rivolta contro Mubarack.

È stata però la televisione a dargli una notorietà e a farne un simbolo. Anche se è il Web a riprodurre, oggi, all’infinito le sue lacrime in diretta televisiva.

Dopo aver raccontato i dodici giorni in cui è stato tenuto bendato, ha appreso con sorpresa delle grandi manifestazioni che hanno celebrato la sua figura e ne hanno chiesto la liberazione. Così come della fan page con migliaia di iscritti.

Dopo essere stato nella piazza Tahrir per salutare i suoi connazionali ha concesso una intervista televisiva a Dream Tv, dove gli hanno detto ciò che ancora non sapeva: durante la rivolta erano morte più di 300 persone.

Una notizia che l’ha sconvolto al punto di dover interrompere la diretta. Prima di abbandonare lo studio aveva detto:

“Io sono soltanto abile con la tastiera, non sono io l’eroe. Siete voi gli eroi, che siete rimasti in piazza”.

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