Malati di internet, drogati di social network

Da una interrogazione parlamentare emerge come la politica vede la Rete e i social network: una malattia, un fenomeno al pari di alcool e droga.
Da una interrogazione parlamentare emerge come la politica vede la Rete e i social network: una malattia, un fenomeno al pari di alcool e droga.

Una interrogazione parlamentare pone al Ministro della Salute il problema della dipendenza dai social network. La storia, insomma, inizia già male, su errate premesse. Ma quanto segue non è da meno: il ministro risponde di essere cosciente del problema e di prevedere interventi specifici (con tanto di oneri conseguenti sulle casse dello Stato) per offrire supporto a chi soffre di tale problema.

Come se nessun discorso fosse mai stato fatto, come se la distanza tra la Rete e le stanze dei bottoni impedisse una comprensione vera di quel che succede online, gli errori del passato si ripropongono ciclicamente. Chi “respira” quotidianamente il Web, infatti, al cospetto di tali parole rimane sbigottito per il fatto che, nella repubblica basata sulla televisione, il Parlamento debba occupare le proprie ore a preoccuparsi della Rete, peraltro un ambito che bisognerebbe più stimolare che non limitare. Per capire al meglio quanto successo, però, è meglio affidarsi alle parole dirette dei due interlocutori: Giorgio Jannone, PDL, il quale ha proposto a propria firma la specifica interrogazione parlamentare e Ferruccio Fazio, Ministro della Salute.

Le richieste dell’on. Jannone

Chiede Jannone:

[…] premesso che all’interno della nostra società stanno emergendo, sempre di più, comportamenti compulsivi nei confronti dei social network. Varie sono le testimonianze di persone, sia adulte che adolescenti, ed è proprio questo il dato più preoccupante, che preferiscono restare in casa, davanti al pc collegato a qualche social network piuttosto che uscire e intessere rapporti o relazioni con altre persone. I loro interessi, impegni, eventi tutto passa dal web, diventando in questo modo digitale. L’inizio di questa malattia consiste nell’eliminare ogni occasione di incontro, uscire solo per andare a scuola o al lavoro.

Sarebbero sufficienti queste parole per rivoltare una valanga di obiezioni all’on. Jannone, ma è utile ed interessante continuare a leggere cosa possa causare quella grave “malattia” chiamata “social network”:

Internet e Facebook sono un’ossessione per queste persone, che diventano frettolose persino nel mangiare, inventando scuse continue per tornare al pc. Se si allontanano da casa controllano continuamente l’ora. I genitori stessi non si rendono immediatamente conto di cosa sta accadendo ai loro figli. Per loro la cosa più difficile è stato ammettere i propri errori, l’incapacità di gestire i silenzi del figlio, i vuoti di comunicazione. Solo quando il figlio sviluppa un rapporto di assoluta dipendenza, resta connesso tutta la notte a «quel gioco che fa su fb» allora sorge il problema;
di solito, i soggetti che manifestano questi comportamenti sono persone fragili, il cui umore dipende dal giudizio dei coetanei e dal mondo esterno in generale. La famiglia compare come presenza costante nella sua vita soltanto in questo momento: è la mamma a seguirlo di più, si preoccupa ed espone il problema del figlio. Lontano da internet, si precipita in uno stato depressivo. Di solito queste persone non hanno nessun altro tipo di dipendenza, né dall’alcol né da sostanze stupefacenti; hanno però sostituito ogni contatto sociale con amici virtuali. Sono «intimi» ma estranei. Non si sono mai visti, non si conoscono, letteralmente fuggono da sé stessi. I primi tempi, quando provano a passare meno tempo davanti al pc, sentono il bisogno di essere collegati, quando non sono on-line stanno male.

Fermo restando il fatto che casi ossessivo-compulsivi possano manifestarsi, ma riducendosi comunque a casi limite e ben scarsamente rappresentativi, l’origine della domanda appare più basata su un grave pregiudizio che non su una reale diagnosi scientifica della realtà. Ma è comunque sulla scienza che l’on. Jannone tenta di spostare il proprio discorso:

Elisa Caponetti, psicoterapeuta, ha già seguito casi del genere. «Queste tipo di dipendenze – spiega – non vanno sottovalutate, invece spesso si tende invece a sminuire. Possono portare conseguenze anche serie, sia nella sfera intima e personale, che nel processo di crescita. Ma non per questo bisogna demonizzare Facebook o i social network, utilizzati con equilibrio rappresentano un nuovo strumento di comunicazione». Il fenomeno, purtroppo, non è circoscritto, non riguarda un numero limitato di utenti. Il Policlinico Agostino Gemelli è stato il primo a creare un centro per assistere chi è affetto da queste psicopatologie da web. In alcuni casi per i pazienti si tratta di ricominciare da zero, una nuova alfabetizzazione emotiva. Il centro cura le dipendenza legate in qualche modo ai social network. È stato aperto un anno fa e ha già seguito quasi 150 casi. Lo dirige il dottor Federico Tonioni. Spiega: «Sono i genitori a venire da noi quando si rendono conto che i figli esprimono un disagio. È una generazione che non ha conosciuto un »prima« del computer. Il ruolo degli adulti è molto importante, una nostra sezione è dedicata a loro». L’astinenza da pc per chi ne fa uso compulsivo può innescare una sindrome depressiva. È necessario allora un intervento farmacologico. I social network tipo Facebook, vissuti nel modo sbagliato possono causare effetti collaterali. «Vedere l’altro su Facebook è come spiarlo dal buco della serratura, entrare nella sua mente – riprende Tonioni; c’è chi per controllare il partner si costruisce una falsa identità, lo corteggia, lo circonda e ne studia le reazioni. C’è anche chi è arrivato a installare un software. Molte cause di divorzio per tradimento sono dipese proprio dai social network». Il dramma del maresciallo di Subiaco che ha ucciso una figlia, ne ha ferito un’altra e poi si è tolto la vita, è un caso limite. La pressione maniacale di un padre che riusciva a esercitare il suo controllo fisico sulle figlie, ma al quale sfuggiva quello virtuale.

“C’è anche chi è arrivato a installare un software”: come se a monte di tali situazioni non vi fossero psicopatologie o contesti complessi, come se il problema fosse nello strumento e non in chi ne fa uso. E la domanda al ministro è cosa intenda fare per intervenire di fronte al flagello del Web.

La risposta di Ferruccio Fazio

Questa la risposta del ministro Fazio:

La dipendenza da internet, o internet addiction, che comprende un’ampia varietà di comportamenti, è considerata un disturbo da controllo degli impulsi, comparabile al gioco d’azzardo patologico, alla cui insorgenza contribuiscono vari elementi, quali psicopatologie di base preesistenti, condotte a rischio, eventi di vita sfavorevoli e problematiche esistenziali, difficoltà comunicative-relazionali, rischi correlati all’approccio ad internet. Le ricerche effettuate hanno evidenziato che tutti i neofiti di internet per inserirsi in questa nuova realtà virtuale, seguono fasi comuni di sviluppo telematico, ognuna delle quali comporta rischi specifici, quali sentimenti compulsivi, isolamento sociale, dipendenza psicopatologica, perdita dei contatti reali, sentimenti di onnipotenza. Inoltre, il rapido sviluppo di questo processo sta causando fenomeni psicopatologici, che si esprimono con una sintomatologia simile a quella che si osserva in soggetti dipendenti da sostanze psicoattive.

Gli interventi più efficaci per la prevenzione e la cura della internet-dipendenza e delle sindromi compulsive, sono sostanzialmente gli stessi adottati per gli altri tipi di dipendenza. Si fa presente, altresì, che la competenza del coordinamento nazionale per le dipendenze è a capo del dipartimento delle politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha emanato, per il triennio 2010-2013, un piano d’azione nazionale antidroga, approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 29 ottobre 2010, finalizzato ad individuare, per aree di intervento, le future linee di indirizzo generali per l’attuazione di iniziative coordinate nel territorio nazionale in materia di contrasto del consumo di sostanze stupefacenti o psicotrope, e a cui il Ministero della salute collabora per le sue specifiche competenze.

L’affiancamento tra droga, alcool e internet non è una forzatura giornalistica, ma un prodotto del dibattito parlamentare: al Web saranno riservate le medesime attenzioni ed i medesimi fondi già stanziati per alcolismo o tossicodipendenze.

Per favorire il sostegno ed il recupero delle persone dedite alla dipendenza da web fino ad essere colpite da sindrome compulsiva, è possibile attualmente ricorrere, in tutto il territorio nazionale, a strutture socio-riabilitative che assicurano la disponibilità dei trattamenti relativi alla cura dei disturbi mentali ed incentivano programmi riabilitativi che costituiscono un piano d’azione efficace e completo contro le dipendenze.

Peraltro, questo Ministero ritiene necessario affrontare lo specifico problema segnalato nell’interrogazione parlamentare in esame, ai diversi livelli istituzionali, sia definendo politiche e strategie adeguate sia attivando e monitorando azioni concrete e mirate, per ridurre il rischio di dipendenza da web soprattutto nella popolazione giovanile.

In merito alla richiesta di iniziative da parte del Ministero della salute si segnala che, nell’ambito del sanitario nazionale 2011-2013, in corso di adozione, è previsto uno specifico piano di azioni, mirato alla individuazione degli interventi prioritari da porre in essere in varie aree di bisogno, tra cui i disturbi psichici correlati con le dipendenze patologiche ed i comportamenti da abuso.

Il ministro spiega quindi come la dipendenza dalla Rete e dai social network verrà combattuta nel contesto della battaglia contro la dipendenza da gioco e nel novero delle politiche antidroga:

Inoltre, questo Ministero garantisce una partecipazione costante ed articolata alle azioni promosse dai principali organismi internazionali (OMS, UE, OCSE) negli ambiti di tutela della salute mentale.
In particolare, si segnala che il Ministero della salute sta lavorando, insieme al Ministero dell’Economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ed al dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla realizzazione del decreto di cui all’articolo 1, comma 70, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)». Detta norma prevede infatti l’adozione di un decreto interdirigenziale, d’intesa con la Conferenza unificata, recante le linee d’azione per la prevenzione, il contrasto ed il recupero di fenomeni di ludopatia conseguenti al gioco compulsivo

Ogni commento nostro è a questo punto superfluo, ma chi ha letto fin qui il testo dell’interrogazione parlamentare ha invece la possibilità di dire la propria nel modulo sottostante. Spegnendo poi il pc per andarsi a disintossicare, ovviamente.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti