Mancanza di coraggio?

Forme troppo collaborative di attività a volte sembrano spaventare. Parliamo di Web 2.0 poi in realtà sembriamo non volere abbandonare gli schemi classici che conosciamo e ci infondono sicurezza.
Forme troppo collaborative di attività a volte sembrano spaventare. Parliamo di Web 2.0 poi in realtà sembriamo non volere abbandonare gli schemi classici che conosciamo e ci infondono sicurezza.

A parole parliamo di apertura, di collaborazione, di contenuti condivisi, di integrazione, di eliminazione delle barriere o riduzione delle stesse.

Poi nella pratica, invece, sembra che ci sia una certa difficoltà a entrare nella mentalità che tutto ciò implica.

Diciamo «vogliamo essere aperti», poi in realtà ci chiudiamo, facciamo sì che solo noi possiamo decidere cosa esce, con che criteri, a chi dare la parola e se possibile vogliamo sapere prima cosa dirà e come.

In sostanza, a volte mi chiedo se il Web 2.0 non sia ancora prematuro per la nostra mancanza di coraggio, per la storica insicurezza nel nostro operato, nel timore continuo del confronto.

Alcuni mi dicono che è giusto passare gradualmente (e io stesso lo penso), altri accennano alla sicurezza, altri ancora alla malafede che deve essere comunque gestita.

Penso che in fondo se si censura un commento spam, non bisognerebbe farsi troppi scrupoli; se siamo sicuri di noi stessi, lasciare un commento che parla negativamente (senza insulti e parolacce, ovviamente) sia un atto di forza che dimostra la fiducia in noi stessi e nell’intelligenza di chi potrà comunque valutare.

Come pensiamo, diversamente, di fare Web 2.0 se riteniamo che gli altri non siano comunque al nostro livello?

Che senso ha creare sistemi cooperativi se poi non ci fidiamo di quelli coi quali dovremmo cooperare?

In sostanza… ci manca il coraggio o siamo solo cinici?

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