Microhoo, si riparte (quasi) da capo

L'affare Microhoo si conferma assolutamente aperto. Da una parte Microsoft spiega di poter avanzare una nuova ipotesi di accordo parziale, dall'altra gli azionisti scontenti potrebbero avere un importante asso nella manica per scalzare Yang dal board
L'affare Microhoo si conferma assolutamente aperto. Da una parte Microsoft spiega di poter avanzare una nuova ipotesi di accordo parziale, dall'altra gli azionisti scontenti potrebbero avere un importante asso nella manica per scalzare Yang dal board

Un piccolo comunicato stampa ed è tutto riaperto. Non che la vicenda Microhoo fosse mai stata veramente chiusa, ma stando almeno alle dichiarazioni ufficiali ormai il gelo aveva apparentemente permeato i rapporti tra le parti. L’ultima possibile soluzione diversa da un addio definitivo sembrava ormai annidarsi nelle carte aperte da Carl Icahn, il quale sta portando avanti un tentativo interno per cambiare il board ed avere voce in capitolo nelle trattative con Redmond. Ora una ulteriore soluzione alternativa giunge direttamente da Microsoft.

«Microsoft annuncia che sta continuando ad esplorare le proprie alternative per espandere i propri servizi online ed il business dell’advertising […]». Il resto della comunicazione è in scarne parole che lasciano intendere una sollecita riapertura delle trattative, ma sotto una nuova luce: Microsoft non intende più far proprio l’intero Yahoo, ma sta ipotizzando piuttosto una transazione parziale con un accordo del quale non trapela null’altro. «Future discussioni» sono in ballo con Yahoo, Microsoft «o terze parti». Sibillino nei dettagli, ma chiaro nella sostanza: è ancora tutto aperto, e chiusa la questione non lo è stata mai.

L’intervento Microsoft è per certi versi tempestivo anche per Yang, colui il quale più di ogni altro ha respinto le avance del 1 febbraio scorso. Entro poche settimane saranno convocate le votazioni per la conferma o la sostituzione del team alla guida del gruppo, e per Yang non sarà facile presenziare con il fardello del rifiuto ai soldi promessi da Steve Ballmer. Poche parole, però sono state sufficienti per riaprire il discorso ed offrire a Yang un salvataggio in corner. Un ennesimo rifiuto (ad una proposta per la verità ancora non formulata), diventerebbe però un assist a tutta quella parte dell’azionariato che non ha gradito il grande rifiuto ed a questo punto la faida interna a Yahoo potrebbe accendersi una volta per tutte. Yang, insomma, è in una situazione sempre più scomoda nella quale Microsoft sembra riuscire ad anticipare le mosse trovandosi teoricamente ancora una volta con il coltello dalla parte del manico. Per contro, Icahn potrebbe aver azzeccato le proprie mosse avvicinandosi a Google e costringendo Microsoft a fare il primo passo ufficiale per riaprire le trattative.

In parallelo prosegue con clamore l’iniziativa dello stesso Icahn, dal quale però Microsoft ha già preso le distanze negando una “santa alleanza” tra le parti. Icahn potrebbe avere un nuovo fondamentale asso nella manica: una serie di documenti ancora top secret potrebbero aiutare l’azionista a dimostrare la tesi secondo la quale il board del gruppo non ha agito negli interessi dell’azionariato. Se tali documenti avessero effettivo significato e Icahn riuscisse nel proprio intento, il destino di Yahoo potrebbe passare a tutti gli effetti nelle mani dell’azionista ribelle. A prescindere dalle nuove offerte in arrivo da Redmond.

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