Parler: licenziato John Matze, CEO del social

Il consiglio di amministrazione di Parler ha deciso di "concludere" la posizione del suo CEO affidando la gestione a un comitato esecutivo.
Il consiglio di amministrazione di Parler ha deciso di "concludere" la posizione del suo CEO affidando la gestione a un comitato esecutivo.

Parler, la nota piattaforma social finita nell’occhio del ciclone dopo l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, ha licenziato il suo CEO John Matze. La conferma arriva oggi dallo stesso ex dirigente tramite una nota inviata al personale, e ripresa dall’agenzia di stampa Reuters:

Il 29 gennaio 2021, il consiglio di amministrazione di Parler, controllato da Rebekah Mercer, ha deciso di concludere immediatamente la mia posizione di CEO. Non ho partecipato a questa decisione”.

“Negli ultimi mesi” – continua Matze – “ho incontrato una costante resistenza alla mia visione del prodotto, la mia forte convinzione nella libertà di parola e la mia visione di come il sito Parler dovrebbe essere gestito”. E questi contrasti, a quanto pare, hanno portato alla decisione del consiglio interno.

Parler: ascesa e declino di un social

Parler è stato fondato nel 2018 con il sostegno economico, tra gli altri, di Rebekah Mercer, finanziatrice del Partito Repubblicano statunitense. Nato come uno spazio di discussione libero, negli scorsi mesi aveva visto una rapida crescita in termini di utenti, molti dei quali erano conservatori americani in “fuga” da altri social, stufi in particolare delle restrizioni e delle censure imposte da Twitter e Facebook.

I problemi del social nascono dopo l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, quando di fatto viene forzatamente messo offline da Amazon, che lo ospitava sui suoi server. Accusata di essere uno dei luoghi su cui i partecipanti all’assalto avrebbero incitato, preparato e poi commentato il tutto, la piattaforma finisce infatti nell’occhio del ciclone.

E come conseguenza, viene eliminata dai servizi di rete di Amazon, che dichiara che “non avrebbe potuto fornire servizi a un cliente incapace di identificare e rimuovere efficacemente i contenuti che incoraggiano o incitano alla violenza contro gli altri”. Da allora Parler, che da oggi è controllato da un “comitato esecutivo” composto da Matthew Richardson e Mark Meckler, è parzialmente tornato online con l’aiuto di Epik, una società tecnologica di proprietà russa che offre servizi di hosting.

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