Scoperta il 1° luglio 2025 dal sistema cileno ATLAS e identificata come cometa interstellare, la 3I Atlas ha catalizzato la più ampia collaborazione osservativa mai realizzata per studiare un corpo celeste proveniente da un altro sistema stellare. Dalla NASA ai telescopi spaziali più avanzati, dalle missioni spaziali in orbita attorno a Marte ai rilevatori eliofisici, la comunità scientifica internazionale ha mobilitato risorse senza precedenti per tracciare la traiettoria, analizzare la composizione chimica e comprendere come questo “messaggero galattico” si differenzi dai corpi nativi del nostro Sistema Solare. Un evento straordinario che rappresenta una pietra miliare nella storia dell’osservazione astronomica contemporanea.
Durante il passaggio nelle vicinanze del Sole, quando l’osservazione da Terra è diventata impossibile, le missioni spaziali eliofisiche STEREO, SOHO e PUNCH hanno proseguito il monitoraggio continuativo, tracciando come la coda solare rispondesse al vento solare con una precisione straordinaria. Una prima assoluta che evidenzia l’eccezionalità scientifica dell’incontro e la capacità della comunità internazionale di mantenere l’osservazione costante anche nei momenti di maggior criticità. Questa continuità osservativa ha permesso di raccogliere dati preziosissimi che altrimenti andrebbero persi.
Sonde dirette verso il Sistema solare esterno hanno contribuito anch’esse alla ricerca in modo significativo. La missione Psyche ha dedicato diverse ore alle riprese da decine di milioni di chilometri di distanza, mentre Lucy ha inviato immagini da distanze ancora maggiori, permettendo di ricostruire la struttura della chioma attraverso l’integrazione con altri dati acquisiti simultaneamente. Questo approccio multi-strumentale ha permesso una visione tridimensionale senza precedenti della cometa.
Sul fronte spettroscopico, il telescopio Hubble ha confermato la natura interstellare dell’oggetto con osservazioni spettacolari. Le osservazioni ad alta risoluzione del James Webb e i rilievi della missione SPHEREx stanno definendo la composizione chimica per confrontarla con le comete dell’Oort e della fascia di Kuiper, fornendo un quadro comparativo di straordinaria importanza scientifica. Gli astrochimici, i modellisti dinamici e i planetologi esaminano attualmente i dati per identificare eventuali differenze significative nella composizione, nei rapporti isotopici e nella risposta della chioma alle condizioni solari estreme.
Tuttavia, la luminosità limitata dell’oggetto e la finestra osservativa ridotta pongono limiti all’interpretazione immediata dei dati, rendendo necessarie analisi incrociate e campagne di follow-up prolungate nel tempo. Il passaggio al perigeo terrestre è previsto per il 19 dicembre a circa 270 milioni di chilometri, seguito da un monitoraggio che continuerà mentre la cometa si avvicinerà all’orbita di Giove nella primavera del 2026. La mole di dati raccolta promette di alimentare ricerche per anni, offrendo indizi cruciali sulla formazione e l’evoluzione dei corpi celesti in diversi angoli della galassia e contribuendo significativamente alla nostra comprensione dell’universo.
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