Pietro Grasso: leggi speciali per il Web

Parlando ai microfoni di SkyTG24, Pietro Grasso, Presidente del Senato, afferma che servono leggi speciali per controllare il Web.
Parlando ai microfoni di SkyTG24, Pietro Grasso, Presidente del Senato, afferma che servono leggi speciali per controllare il Web.

A poche ore dall’incipit firmato Laura Boldrini, Presidente della Camera, anche Pietro Grasso, Presidente del Senato, ha ipotizzato l’opportunità di leggi speciali per assicurare maggior sicurezza al Web. Un’opinione, in questo caso, ancor più importante in virtù della storia professionale di Grasso. Un’opinione, a dir la verità, estrapolata non senza una certa decisione dalla giornalista di SkyTG24 che introduce l’argomento partendo dalle parole della Boldrini e quindi girando a Grasso l’interrogativo relativo al Web, definito aprioristicamente come una realtà “la più incontrollabile possibile”.

Di primo acchito, Pietro Grasso aggira la domanda relativa al crescente numero di femminicidi in Italia ricordando come le leggi che puniscono gli omicidi esistano già, e che sia piuttosto oggi utile ragionare sul contesto e su tutti quegli interventi preventivi che possano assicurare ad esempio percorsi ed urbanistica. Il microfono però incalza: «…questa la prevenzione Presidente. E poi, le leggi?». Risponde Pietro Grasso: «le leggi che proteggono dal Web… beh, quelle effettivamente le dobbiamo assolutamente ideare. Ma è un discorso che faccio da tempo, lo facevo già da Procuratore Nazionale Antimafia. Perché attraverso il Web si commettono tanti reati ed è necessario che ci sia una volontà internazionale perché purtroppo i server da cui nascono le possibilità di identificare le persone sono in paesi che non collaborano sotto il profilo giudiziario. Questo è un grave problema».

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storia di una guerra ideologica

Il discorso nato con la Boldrini come ipotesi per la tutela delle donne è presto stato deviato verso un calderone ben più ampio e confuso, nel quale ogni sorta di reato e modalità sono state incluse anteponendovi arbitrariamente l’etichetta del Web. Incalzato o meno, presta il fianco alla polemica anche il Presidente del Senato, avventurandosi in qualcosa che ben poco ha a che vedere con le minacce via mail o via Facebook da cui l’intero percorso è partito:

Si devono avere delle leggi che colpiscano i reati commessi attraverso il Web, di qualsiasi tipo: dall’insulto alla minaccia, dall’ingiuria alle cose anche più gravi. Però occorre che ci sia una legge nazionale, ma soprattutto una volontà internazionale.

La frase è esplicita: secondo Pietro Grasso, ex-Procuratore Nazionale Antimafia, il Web necessita di interventi ad hoc che colpiscano chi insulta, minaccia o altro ancora. Rimane da capire, quindi, perché leggi di questo tipo non possano essere già regolarmente applicabili al Web così come del resto già accade. Resta da capire inoltre, quando nei secondi successivi dell’intervista Grasso parla di server dislocati in Asia o altrove, a quali caselle di posta o quali social network faccia riferimento. Occorrerebbe capire di cosa si sta realmente parlando, visto che i profili di reato snocciolati da Grasso sono in realtà tutti perseguibili a prescindere dal canale che li veicola: un insulto in tv è perseguibile quanto quello scritto su carta, dipinto su un muro, appuntato su un blog o condiviso su un social network. Bisognerebbe riuscire infine ad approfondire l’argomento per essere certi che, assieme a pedofilia, sessismo, violenza e femminicidio, il Web non sia stato additato anche passando attraverso P2P ed eventuali sottaciuti luoghi comuni.

Quanto spiegato da Laura Boldrini e Pietro Grasso, insomma, lascia trapelare non tanto progetti specifici da parte delle istituzioni italiane, ma almeno una volontà precisa in una certa direzione: il Web deve avere leggi speciali che regolamentino lo specifico delle informazioni veicolate su bit. Se non è un progetto, insomma, è comunque sicuramente una dichiarazione di intenti che il Governo delle larghe intese potrebbe ora abbracciare facendo propri i moti che dai vertici di Camera e Senato sono stati consegnati alla stampa in queste ore.

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