Proposta: certifichiamo gli indirizzi email

Una proposta giunge dall'Olanda: tracciamo tutte le chiamate telefoniche e conserviamo i dati per necessità future. Una proposta giunge dalla Germania: certifichiamo l'identità che sta dietro ad ogni singolo indirizzo email. Al bando la privacy?
Proposta: certifichiamo gli indirizzi email
Una proposta giunge dall'Olanda: tracciamo tutte le chiamate telefoniche e conserviamo i dati per necessità future. Una proposta giunge dalla Germania: certifichiamo l'identità che sta dietro ad ogni singolo indirizzo email. Al bando la privacy?

Il New York Times segnala strane pulsioni provenienti dal vecchio continente in tema di privacy e controllo delle telecomunicazioni. Da una parte v’è una proposta olandese che spinge per la tracciabilità di tutte le comunicazioni telefoniche mobili, in modo che nel tempo si possa sapere cosa è stato detto e dove (in caso di necessità particolari). Dall’altra v’è una proposta di firma tedesca con cui si intende certificare la titolarità di ogni indirizzo email, facendo in modo che l’autore di un messaggio possa sempre essere identificabile in caso di abuso.

Quest’ultima proposta è quella che fa maggiormente discutere in quanto scardina completamente tanto l’istituto della privacy online, quanto il concetto stesso di posta elettronica. L’intento evidente è quello di trasformare lo strumento in un qualcosa di certificato, controllabile e soggiogato alle normative, al di fuori dell’anonimato e legato alle responsabilità specifiche dell’individuo. Con tutta evidenza, però, la bozza impone una pesante restrizione del diritto alla privacy.

Grosse perplessità giungono dal consigliere Google Peter Fleischer, secondo cui la Germania gode di una particolare filosofia in tema di privacy e difficilmente una proposta simile potrebbe trovare applicazione (fermo restando l’assoluta difficoltà tecnica nell’applicazione di simile giurisprudenza). Nel momento in cui le proposte olandese e tedesca dovessero giungere in ambito europeo, inoltre, risultarebbe impossibile imporre la stessa rigidità a tutti i paesi dell’unione. La bozza, insomma, non ha grandi probabilità di imporsi.

Con tutta evidenza una normativa simile porterebbe all’illegalità servizi di posta elettronica quali Gmail, Yahoo Mail o Hotmail e nel tempo stesso imporrebbe l’uso di una carta d’identità ogni qualvolta un nuovo indirizzo dovesse essere registrato. L’Italia è forse il paese in cui questo tipo di approccio ha apportato i danni peggiori: ad oggi la navigazione in rete va tracciata e la cosa ha imposto gravi restrizioni e vincoli soprattutto a livello di Internet Cafè e sviluppo del wireless. Sommando il tutto alle recenti scoperte in tema di intercettazioni telefoniche, poi, emerge con forza il nostro ruolo di cavie per una normativa europea che non s’ha da fare.

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