Quote Rosa: dove sono presenti le donne nelle aziende italiane?

In Italia la maggior parte delle imprese è di piccole medie dimensioni. Nonostante questo la presenza di più di 15 dipendenti mette i datori di lavoro nella condizione di poter licenziare con parecchie difficoltà (ma per giusta causa – il famoso articolo 18).

Ciò, grazie anche a un’altra serie di tutele di legge, come la possibilità di una maternità e la scarsa presenza di istituzioni pubbliche che si occupino della prima infanzia (comunemente definiti asili), o anche una semplice opinione culturale diffusa che valuta le donne in età fertile meno “portate” per il lavoro, rende la maggior parte delle aziende italiane chiuse alle giovani donne.

Nonostante tutte le capacità e le risorse che esse rappresentano per il nostro paese, spesso vengono escluse dai consigli di amministrazione, vengono considerate poco affidabili nelle aziende piccole.

Non c’è un gran margine di cambiamento, almeno in tempi brevi, per questa situazione, se non uno, una scelta: le grandi aziende.

Se in questi casi è ben difficile arrivare a posti dirigenziali, trattandosi di aziende in cui le decisioni vengono prese dall’alto e quasi in modo non opinabile, però proprio in questi contesti più formali, per le donne che hanno bisogno di spazi e regole precise per lo svolgimento del loro lavoro, e non di valutazioni imprecise e basate su pregiudizi sociali e culturali, rappresentano una scappatoia di grande importanza e spesso una scelta inevitabile. Inoltre, le grandi aziende, prevedono spesso agevolazioni sociali, per i lavoratori, la loro copertura sanitaria e in parte i costi per i figli in età prescolare.

Questo atteggiamento è un incentivo alle giovani donne per scegliere un posto di lavoro che permetta loro una certa crescita e continuità lavorativa, quella che in altri ambienti potrebbe apparire irraggiungibile.

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