Retata mondiale contro il P2P: c'è anche l'Italia

Oltre 400 denunce negli Stati Uniti, oltre 900 denunce tra Europa ed Asia. Coinvolta anche l'Italia, che apporta alla causa ben 26 John Doe che dovranno ora vedersela con la discussa Legge Urbani. L'iniziativa ha un importante risvolto comunicativo
Oltre 400 denunce negli Stati Uniti, oltre 900 denunce tra Europa ed Asia. Coinvolta anche l'Italia, che apporta alla causa ben 26 John Doe che dovranno ora vedersela con la discussa Legge Urbani. L'iniziativa ha un importante risvolto comunicativo

Dagli Stati Uniti all’oriente, passando anche per l’Italia: il fronte anti-P2P mette in atto l’ennesima prova di forza contro lo scambio di file protetti e, pur non collaborando all’insegna di un’unica azione, si giova della concomitanza delle varie iniziative per aumentare la risonanza del tutto.

Negli Stati Uniti il giro di vite firmato ancora una volta da RIAA ed MPAA, affonda il colpo su Internet2: è stato anzitempo segnalato come il web parallelo sia presto diventato canale privilegiato di scambio per gli studenti che, tramite la propria università, possono godere di tale connessione. L’iniziativa è all’insegna dei grandi numeri (aspetto importante: il numero ha una particolare forza nel portare il problema agli onori delle cronache): 18 sedi universitarie nel mirino, 405 studenti “John Doe” coinvolti, ognuno avente in dote una media di poco più di 2000 file irregolari.

Internet2 permette di scaricare un film in pochi minuti e per un brano musicale il tempo necessario è di pochi secondi: nata per fini accademici, Internet2 è presto diventato strumento fruibile anche per scopi del tutto estranei a quelli istituzionali. Né più né meno quanto successo con la prima Arpanet e l’odierna Internet.

La seconda ampia iniziativa anti-P2P è di matrice euro-asiatica. L’IFPI ha annunciato infatti oltre 900 denunce distribuite in paesi quali Olanda, Inghilterra, Francia, Germania, Giappone, Finlandia, Irlanda ed altri. Coinvolta anche l’Italia, il cui contributo alla cronaca (come segnalato nell’apposito comunicato FIMI) è rappresentato da 26 “John Doe” denunciati. Il caso italiano, va ricordato, è particolarmente importante poichè mette alla prova una delle leggi più restrittive nel settore a livello internazionale.

A sottolineare l’importante intento simbolico e comunicativo di iniziative tanto estese, l’IFPI non comunica solo la numerologia del caso ma anche un profilo dell’utente medio denunciato: età compresa tra i 25 ed i 35 anni, sesso maschile, residente in grandi città. L’IFPI continua elencando le scuse tradizionalmente apportate agli inquirenti dopo l’identificazione del colpevole. E gli annunci si fanno minacciosi: sia in Italia che negli Stati Uniti nuove iniziative legali risultano essere già in cantiere.

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