Riflessione sui limiti di Second Life (seconda Parte)

Continuiamo con le riflessioni su Second Life che avevamo iniziato qualche post fa.

Il secondo limite che alcuni utenti evidenziano in SL soprattutto come strumento in mano alle aziende è: “La pubblicità non piace ai residenti di SL”.
Vero: Molti Second Lifers sono scontenti e delusi dal modus operandi delle aziende presenti nel loro mondo virtuale.

Ma come reagireste se qualcuno vi invitasse ad una festa e quando ci andate scoprite che non c’è nessuno ad aspettarvi? Il più delle volte nelle SIM aziendali si manifesta una totale assenza di avatar o almeno di strumenti informativi e di interazione con i residenti che vi si recano.

Non è vero quindi che i residenti di SL sono ostili alla presenza delle aziende, i risultati di alcune ricerche (una delle più recenti è quella di Market Truths) sembrano dimostrare proprio il contrario. Se si desidera quindi iniziare a muovere i primi passi all’interno di Second Life bisognerebbe partire dal presupposto che gli avatar sono consumatori nella First Life e vanno trattati come tali, adattandosi ovviamente al nuovo ambiente e alle sue caratteristiche tecniche e sociali.

Second Life a questo proposito presenta alcuni vantaggi nello sviluppo di una campagna di comunicazione o di lancio tra cui primeggia la presenza di un target piuttosto profilato e facilmente raggiungibile.

È molto importante, infine, tenere in considerazione che Second Life non è necessariamente solo promotion e branding ma può avere diversi campi di applicazione tra cui sembra interessare molto alle aziende quello del R&D in particolare per testare prototipi di prodotto e/o di servizi, riducendo drasticamente l’investimento economico e potendo contare allo stesso tempo su un ampio bacino d’utenza.

Oppure Second Life può rappresentare il luogo ideale per organizzare meeting, workshop e conferenze e per comunicare quindi con i propri clienti e partner in maniera decisamente più coinvolgente rispetto ad altri strumenti di collaborazione a distanza, nonché corsi di formazione per i propri dipendenti e progetti di e-learning, contenendo fortemente anche in questo caso i costi organizzativi.

Per approfondire questo argomento vi consiglio di leggere anche il post di Roberto Brocchieri “Marketing per mondi Virtuali. Ma di virtuale c’e solo il marketing“.

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