Rupert Murdoch: "Gli editori escano da Google e Bing"

Rupert Murdoch torna all’attacco e non risparmia critiche agli aggregatori di news. Nulla di nuovo ovviamente, dato che il magnate dei media aveva più volte criticato Google News e servizi simili nei mesi scorsi, ma stavolta il fondatore di News Corporation potrebbe avere un valido alleato alla sua tesi in un mercato, quello editoriale, che pare mostrare i primi segni di cambiamento.

Murdoch ha infatti dichiarato che gli editori dovrebbero impedire a Google e a Bing di accedere, tramite i propri link, alle news gratuitamente e soprattutto in forma integrale, aggiungendo che la soluzione migliore sarebbe quella di fornire agli aggregatori la possibilità di visualizzare il titolo, un paio di frasi, tanto per far capire il contenuto dell’articolo, e la possibilità di far visualizzare all’utente il modulo di sottoscrizione a pagamento della versione online del giornale.

Per Murdoch la scelta migliore non sarebbe quindi quella di uscire totalmente dalle ricerche di Google, come invece aveva dichiarato mesi fa, ma di restarci sfruttando la visibilità data dai motori di ricerca pur senza concedere gratuitamente i contenuti. Una visione che si inquadra perfettamente nella politica perseguita da News Corporation, che ha già annunciato l’arrivo della modalità pay per l’accesso al Times e al Sunday Times nelle versioni online, ovvero due testate della divisione britannica del gruppo.

Un linea un po’ più morbida rispetto al passato ma non per questo meno chiara circa gli obiettivi da raggiungere, ovvero quelli di monetizzare adeguatamente le versioni online dei quotidiani più famosi e, al tempo stesso, coprire le perdite derivanti dalla crisi del mercato dell’informazione cartacea, destinato probabilmente ad avere un ruolo sempre meno importante nei bilanci degli editori e nelle abitudini dei lettori.

Tuttavia, nonostante si vada avvertendo sempre più la tendenza a sperimentare modelli di distribuzione a pagamento delle news online, i problemi per gli editori sono essenzialmente legati a trovare il giusto assetto a questo potenziale business. Nonostante una buona fetta di lettori si dichiara disposta a pagare per avere contenuti di qualità, c’è infatti il problema di come valorizzare al massimo questi contenuti e soprattutto di trovare le modalità di sottoscrizione più eque e semplici per tutti.

Un’ottima possibilità dovrebbe arrivare dal nascente mercato dei tablet, anche se ciò nonostante non sarà certo un aspetto facile da gestire in un mondo in continua evoluzione come quello digitale.

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