Anche Salesforce rinuncia: Twitter crolla in Borsa

Twitter crolla in Borsa dopo l'ennesima rinuncia all'acquisizione: anche Salesforce, dopo Google, Apple e Disney, avrebbe fatto un passo indietro.
Twitter crolla in Borsa dopo l'ennesima rinuncia all'acquisizione: anche Salesforce, dopo Google, Apple e Disney, avrebbe fatto un passo indietro.

Il precipizio è vicino, il tempo è poco e le alternative sembrano esaurirsi: sono queste le ore in cui si registra l’ennesimo capitombolo delle azioni Twitter, ormai a un passo dai minimi di sempre.

I problemi in questo caso insorgono a seguito della delusione maturata a stretto giro di posta dopo le speranze delle scorse settimane. Dopo le ipotesi di acquisizione da parte di Google, Disney, Apple e Salesforce, infatti, il social network si è trovato a dover fare i conti con un filotto di rinunce che non sembra lasciar spazio a ripensamenti. L’ultimo passo indietro in ordine cronologico è quello di Salesforce, che nei giorni scorsi sembrava ormai essere rimasta l’ultima in corsa per l’operazione.

Non solo: nei prossimi giorni era ormai stato fissato un “board meeting” che, secondo alcune fonti ancora non confermate, sarebbe già stato cancellato. Il tema all’ordine del giorno era la discussione dell’eventuale cessione, data ormai come unica possibilità per risollevare le sorti finanziarie del social network. La realtà è che da discutere non sarebbe rimasto più molto e, in attesa di conferme di quelle che sono al momento speculazioni dall’enorme impatto in Borsa, non sono previste decisioni nel brevissimo periodo.

L’uccellino è rimasto senza acquirenti e sembra non sappia più argomentare con i suoi 140 caratteri la bontà del proprio business. I problemi in realtà iniziano molto tempo addietro, quando la distanza tra Facebook e Twitter ha iniziato ad essere ampio e anche gli inseguitori Instagram, Snapchat e altri hanno radicato con ben maggior efficacia. Twitter ha dalla sua ancora un folto network di giornalisti, vip e personaggi in vista che ne sfruttano le dinamiche mainstream per veicolare i propri messaggi. L’utenza di massa, invece, è ormai lontana e da troppo tempo vi partecipa più come audience che come parte attiva.

Problemi negati da troppi e per troppo tempo, che stanno però ora restituendo risultati destabilizzanti per il valore dell’azienda: Twitter gravita oggi attorno ai 17 dollari per azione dopo aver superato i 60 a inizio 2014, 50 a inizio 2015 e 14 a metà 2016. Il picco dei giorni scorsi ha riportato le azioni a 25 dollari per poche ore, dopodiché è iniziato un precipizio che ha abbattuto il valore del gruppo di oltre il 30% nel giro di un weekend.

L’uccellino sembra essere rimasto solo e le speculazioni al ribasso sono pronte a pesare sui destini del gruppo: le prossime settimane potrebbero essere decisive per le sorti del social network e per i suoi piani di sviluppo.

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