Scoppia a Milano il caso Uber

Petizione di Uber che chiede a Pisapia di ascoltare le ragioni della startup. E su Twitter è trend l'hashtag #iostoconuber.
Petizione di Uber che chiede a Pisapia di ascoltare le ragioni della startup. E su Twitter è trend l'hashtag #iostoconuber.

Il prossimo 7 marzo compirà un anno, il primo anniversario da quando è arrivata in Italia. Ma per Uber, la nota applicazione mobile per la prenotazione di auto a noleggio con conducente, a Milano è vita dura. Dopo la sospensiva della determina comunale dell’anno scorso, gli scioperi dei tassisti a inizio anno hanno creato una situazione molto calda, di cui si parlerà al consiglio comunale. Il sindaco Pisapia però non ha mai ricevuto nessuno delle startup americana, che ha lanciato una petizione e un hashtag. Molti cittadini della città del prossimo Expò sono peraltro dalla parte di Uber.

La vicenda di Uber è nota: si tratta di una delle startup dal successo planetario più clamoroso e anche tra le più dibattute e contrastate, perché va a incidere profondamente sulle modalità di trasporto privato nelle grandi città, scatenando in alcuni paesi – Italia compresa – le resistenze dei tassisti. Il potenziale innovativo di Uber non è però l’unico argomento della petizione con la quale Uber denuncia il clima difficile della città meneghina. La questione è ancora più basilare: nonostante il bisogno di chiarezza, di approfondimento, i rappresentanti della filiale italiana non sono mai stati invitati a palazzo Marino.

Il testo della petizione

La petizione online è indirizzata al presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo e al sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Oggi infatti si tiene un consiglio comunale con specifico ordine del giorno sui trasporti: “Indirizzi in materia di auto pubbliche e politiche del trasporto pubblico”. Il testo della petizione, che ha raccolto più di tremila firme, sottolinea le promesse di innovazione della campagna elettorale di Pisapia e ne chiede conto:

Durante la sua campagna elettorale ha sostenuto a gran voce di voler portare innovazione e modernità in una città che dovrebbe essere capitale mondiale in questo ambito. Non vogliamo credere che un piccolo ostacolo possa farLe cambiare idea su quanto promesso.

Poi, Uber ricorda il passo falso della determina, prima approvata, poi sospesa prima del giudizio del TAR, quasi ad ammettere che il comune avrebbe perso:

Il Comune ha deciso di emettere una determina a Luglio cercando di limitare il servizio di Uber. Il TAR Lombardia ha sospeso l’efficacia di tale determina e ora il Comune l’ha resa inefficace, senza aspettare un giudizio in merito. Ci chiediamo quindi se il motivo che ha spinto il comune a ritirare questa determina fosse proprio il timore di un giudizio sfavorevole di fronte alla Giustizia.

Uber lamenta la scarsa sicurezza dei suoi operatori in un clima di caccia alle streghe:

Lei ha affidato il controllo della Sua città a persone che usano la violenza per ottenere quello che vogliono al fine di proteggere i loro interessi monopolistici. Paradossalmente ha assegnato ai radiotaxi il compito di segnalare alla Polizia Locale eventuali partner di Uber per multarli e sospendere le loro autorizzazioni, ignorando che queste multe non hanno nessun fondamento legale e provocano la rovina di piccole imprese o famiglie spesso monoreddito. Nonostante la polizia e il Prefetto di Milano siano consapevoli della situazione, Uber e i suoi partner sono costantemente trattati come criminali e abbandonati a difendersi da soli da violenze e minacce. Dall’arrivo di Uber a Milano, i nostri partner hanno sempre dovuto affrontare abusi, insulti e violenze e nelle ultime settimane la situazione è diventata insostenibile.

Intervista a Benedetta Arese Lucini

Benedetta Arese Lucini, CEO di Uber Italia, aveva raccontato la scorsa primavera a Webnews la difficoltà di fare impresa innovativa in Italia. Purtroppo, questo tempo non è servito a molto e la situazione per lei è persino peggiorata. Più a Milano che a Roma.

Qual è il senso della vostra petizione?

Da gennaio gli scioperi dei tassisti hanno messo in fibrillazione l’amministrazione comunale, ci siamo sentiti soli, abbandonati. Il ritiro della determina che pretendeva di limitare Uber non è una buona notizia se è accompagnata, come in questo caso, dal senso di chiusura del comune.

Palazzo Marino non vi ha mai invitato?

Mai, non abbiamo mai avuto la possibilità di spiegare la nostra attività, di esporre eventuali soluzioni. Il comune ha accolto i tassisti, mai noi.

C’è una spiegazione per questo atteggiamento?

Non lo so, credo che Pisapia stia deludendo anche molti suoi elettori, cittadini che sono vicini a una startup come la nostra che non ha colpe se non quella di innovare fortemente un settore, di introdurre della competizione favorevole agli utenti. Non chiediamo altro che essere ascoltati anche noi.

Cosa direste a Pisapia se poteste parlargli direttamente?

Che la città dell’Expò non può permettersi di far arrivare persone da luoghi del mondo dove è assolutamente normale prenotare con Uber un auto con conducente e far loro scoprire che non è possibile. Se ponesse degli ostacoli sarebbe un danno per la città. Ha dell’incredibile: Uber apre a Manila, in Messico, ci sono paesi dove Uber lavora e collabora coi sistemi di mezzi di trasporto privato già esistenti senza questo scontro.

Per quale ragione Roma ha reagito meglio allo sbarco di Uber? Eppure lo stato del traffico e il rapporto tra tassisti, cittadini e Comune è decisamente complicato…

A Roma erano abituati a convivere con diverse forme di concorrenza. Milano era impreparata e purtroppo la stiamo pagando sulla nostra pelle. Ma la reazione di tanti milanesi che in queste ore stanno twittando a Pisapia sull’hashtag #iostoconuber e firmando la nostra petizione è un motivo di ottimismo.

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