Sender ID, tutti i dubbi dell'open source

Il sistema Sender ID con il quale Microsoft contava di sconfiggere lo spam entro due soli anni, ancora non trova i desiderati appoggi. La comunità open source infatti non accetta il fatto che parte dello standard sarà in licenza gratuita ma sotto brevetto
Il sistema Sender ID con il quale Microsoft contava di sconfiggere lo spam entro due soli anni, ancora non trova i desiderati appoggi. La comunità open source infatti non accetta il fatto che parte dello standard sarà in licenza gratuita ma sotto brevetto

Il sistema Sender ID ideato da Microsoft (in origine ‘Caller ID’) e fortemente sponsorizzato da Bill Gates in persona ancora non sembra trovare un versante di appoggio sufficiente e, anzi, sembra infoltirsi il gruppo dei dubbiosi e dei contrari. Dopo aver tentato la via del pagamento delle mail (immediatamente caduta in un nulla di fatto), per bloccare il fenomeno dello spam Gates ha lanciato l’idea dell’identificativo. Immediato clima entusiastico; in seguito clima freddo; oggi il clima attorno all’idea sembra diventare quasi ostile.

I primi moniti sono giunti dai gruppi Apache e Debian. Lungi dall’essere una ingenua presa di posizione anti-Redmond (sospetto plausibile visto che le accuse giungono prettamente dal mondo open source), l’accusa dei due gruppi trova oggi ulteriori appoggi ed il tutto sembra basato su un dubbio le cui prove sono ancora tutte da dimostrare: il progetto Microsoft potrebbe essere basato su brevetti in mano alla stessa Microsoft. Il Sender ID, dunque, potrebbe essere sì un espediente anti-spam, ma potrebbe altresì trovare importanti motivazioni anche nel rappresentare una (più o meno diretta) fonte di guadagno per l’azienda di Bill Gates.

Apache e Debian hanno caldamente sconsigliato l’uso del nuovo dispositivo e da più parti il mancato appoggio viene motivato con l’inaccettabilità del fatto che Microsoft intenda porre sotto brevetto alcune parti dello standard, senza però specificazioni ulteriori. Microsoft fa parte sua non nega il tutto pur chiarendo il fatto che le licenze sarebbero a titolo gratuito.

Lo stesso MARID (Mail Transport Agent Authorization Records in DNS), ovvero il gruppo di lavoro interno alla IETF preposto al vaglio della proposta, ha fatto sapere per voce del proprio rappresentante Andrew Newton che talune mancanze di trasparenza sono inaccettabili, e su questi scogli va inevitabilmente ad arenarsi l’intero progetto. Ricomincia il braccio di ferro.

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