Sony, problemi per le nuove clausole del PSN

Le nuove condizioni d'uso del PSN vietano agli utenti di denunciare Sony per eventuali problemi successivi. Un utente californiano ha denunciato il gruppo.
Le nuove condizioni d'uso del PSN vietano agli utenti di denunciare Sony per eventuali problemi successivi. Un utente californiano ha denunciato il gruppo.

Problemi legali in arrivo per Sony: il colosso giapponese è stato infatti denunciato da un cittadino californiano per i nuovi termini imposti dalla società per l’accesso al servizio online PlayStation Network. Tali termini prevedono infatti la sottoscrizione di una clausola che, una volta accettata, impedisce agli utenti di denunciare il gruppo in caso di futuri problemi.

La nuova clausola è stata introdotta da Sony nella nuova versione delle condizioni d’uso del PSN pubblicate in seguito al crollo dello stesso sotto i colpi di un attacco esterno che ha causato il blocco dei servizi per diverse settimane. I nuovi termini di utilizzo devono essere necessariamente accettati dagli utenti per poter usufruire degli strumenti di gaming online forniti dalla società e nella maggior parte dei casi ciò viene fatto senza prestare particolare attenzione a quanto incluso nei documenti rilasciati dall’azienda.

Accedendo al PSN si rinuncia dunque al proprio diritto di reclamare in tribunale eventuali torti ricevuti dal colosso nipponico: tale aspetto ha quindi insospettito un utente californiano che ha invitato qualunque altro possessore della console PlayStation 3 ad unirsi nella causa legale contro Sony. La clausola al centro dell’attenzione rappresenterebbe infatti una pratica scorretta da parte della società, la quale metterebbe così gli utenti di fronte ad una scelta che nella quasi totalità dei casi si trasforma in una rinuncia al diritto di reclamo.

Tale aspetto sarebbe inoltre presente in un paragrafo prossimo alle ultime righe del documento ufficiale, composto da 21 pagine e mai pubblicato da Sony in una versione differente da quella disponibile mediante la console. In precedenza, invece, l’azienda aveva reso disponibile il medesimo documento mediante le pagine web del proprio sito, il che ha aumentato ulteriormente i sospetti.

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