Uber, una nuova grana in Danimarca

Nei giorni in cui l'Europa decide l'identità di Uber (app o servizio di trasporti), in Danimarca l'azienda è accusata di aver infranto le leggi in vigore.
Nei giorni in cui l'Europa decide l'identità di Uber (app o servizio di trasporti), in Danimarca l'azienda è accusata di aver infranto le leggi in vigore.

Il mese scorso un autista Uber danese è stato condannato a pagare una multa pari a 6.000 corone (circa 808 euro) per aver violato le normative che regolano l’erogazione del servizio taxi nel territorio e un suo collega ha ricevuto lo stesso trattamento. Oggi il paese punta di nuovo il dito contro la piattaforma di ride sharing, minacciando il gruppo di commissionare una sanzione pari a 30.000 corone (poco più di 4.000 euro).

Più che l’ammontare della potenziale ammenda, risulta interessante prendere in considerazione la tempistica con la quale arriva la notizia. Proprio in questi giorni, infatti, l’Unione Europea sta decidendo come catalogare l’attività di Uber, se equiparandola ai trasporti tradizionali oppure etichettandola come servizio digitale. La società guidata da Travis Kalanick, così come i suoi sostenitori, preferirebbe quest’ultima opzione, così da non dover sottostare alle imposizioni rigide che regolano ad esempio la circolazione dei tassisti.

Il caso sarà discusso nelle aule di Copenhagen, in una data ancora da stabilire. Nel frattempo, la società ha sottolineato in via ufficiale che l’applicazione continuerà a funzionare in Danimarca come sempre fatto fino ad oggi e per tutta la durata del processo. Questa la breve dichiarazione rilasciata da un portavoce del gruppo attraverso l’agenzia Reuters.

Cogliamo l’opportunità per chiarire la nostra posizione dal punto di vista legale a chi ci accusa.

Il dito è puntato questa volta nei confronti della compagnia, accusata di aver assistito due dei suoi autisti durante lo svolgimento di un’attività in violazione delle leggi vigenti. È l’ennesima dimostrazione di come le regole attuali costituiscano la pesante eredità di un’epoca in cui il concetto di mobilità era ben diverso da quello che si sta formando oggi e abbiano bisogno di una svecchiata, necessaria per non strozzare l’innovazione garantendo al tempo stesso le dovute tutele a chi da tempo opera nel mercato del trasposto civile. Questa la posizione del pubblico ministero.

È stabilito che gli autisti abbiano operato in violazione della legislazione sui taxi. Dunque, indichiamo l’azienda come responsabile per aver favorito queste illegalità.

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