Webtax resiste anche alla Camera

Il M5S ripresenta l'emendamento contro la webtax, ma alla Camera non trova i voti, se non qualche sparuto. Tutto è rimandato al Senato.
Il M5S ripresenta l'emendamento contro la webtax, ma alla Camera non trova i voti, se non qualche sparuto. Tutto è rimandato al Senato.

È ancora viva e nessuno per ora ha saputo abolirla. Nonostante la bocciatura in commissione, la deputata Mirella Liuzzi (M5S) ha ripresentato l’emendamento anti-webtax direttamente in Aula, durante la discussione del decreto Destinazione Italia, ma il parere contrario del relatore di maggioranza e la consuetudine per cui non si presentano testi già bocciati in commissione rendeva il tentativo quasi senza speranza.

Il parere del relatore di maggioranza che ha bocciato l’emendamento pensato per abolire in parte la webtax è quello di Yoram Gutgeld, uomo di fiducia di Matteo Renzi. Una presa di posizione forse inevitabile per gli equilibri politici del governo, ma che ovviamente malcela tutte le contraddizioni in seno al partito il cui segretario ha sempre criticato questa legge, vigente ma congelata fino al 1° luglio in virtù del Milleproroghe lo scorso 27 dicembre. La politica per ora non riesce a sciogliere il nodo in un senso o nell’altro, nella decisione di sostenere realmente il testo oppure di abolirlo per lasciar fare all’Europa e all’agenda digitale di Neelie Kroes.

Dibattito soltanto rimandato

Se la vicenda strettamente parlamentare di ieri era scontata – 105 favorevoli, 217 contrari – pur con numeri che mostrano qualche cedimento personale da parte di alcuni esponenti del partito democratico e della maggioranza, è nient’affatto scontato che la discussione su questa controversa legge sulla partita IVA e le web company sia esaurita. Alcuni parlamentari hanno già annunciato altri emendamenti che indirettamente possono mettere in discussione il testo inserito nel decreto che va convertito in legge. È il caso, ad esempio, di Enrico Zanetti, responsabile delle politiche fiscali di Scelta Civica e vicepresidente della Commissione Finanze della Camera, che ha in serbo una mozione sulla P.IVA che va a incidere anche sui temi della webtax.


Questi giorni in cui la webtax è stata comunque confermata hanno evidentemente ridato vigore al suo più convinto sostenitore, Francesco Boccia, il quale dopo molte settimane di silenzio sull’argomento è tornato a dire la sua, citando l’esempio francese (già proposto in passato) quale dimostrazione che la webtax in realtà va nella giusta direzione. Legittimo avere stima dell’approccio francese con le multinazionali, incentrato sulla loro exception culturelle, anche se non è ancora chiaro se e quanto la vicenda d’oltralpe sia legata al profit shifting. Ma è probabile.

Destinazione Italia

Il percorso di conversione in legge di questo decreto, nato presso il MISE e la Farnesina, si sta rivelando terribilmente accidentato, anche se con qualche buon esempio di collaborazione come il catasto sulle reti, un caso decisamente raro di “emendamento collaborativo” nato letteralmente su Twitter e frutto del lavoro della stessa Liuzzi, di Stefano Quintarelli e di Paolo Coppola.
Nel decreto ci sono molti altri contenuti di tipo tecnologico, legati all’innovazione, come il sostegno all’editoria o l’ingresso delle startup straniere in Italia. Considerando però che le commissioni ieri hanno dovuto rimandare di alcune ore la riunione perché mancava l’ok della commissione Bilancio, che manca il voto della Camera e che tutto tornerà al Senato, si è lontani dal poter prevedere come finirà.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti