Yahoo: il CEO Scott Thompson si scusa

Il CEO di Yahoo, Scott Thompson, ha pubblicato una lettera di scuse ai dipendenti dell'azienda per fare il mea culpa su ciò che è successo.
Il CEO di Yahoo, Scott Thompson, ha pubblicato una lettera di scuse ai dipendenti dell'azienda per fare il mea culpa su ciò che è successo.

Si aggiungono nuovi capitoli alla vicenda che sta vedendo in questi giorni sotto i riflettori Scott Thompson, il CEO di Yahoo. Dopo la clamorosa scoperta delle bugie relative alla laurea in Informatica mai avuta, il manager americano ha deciso nelle scorse ore di scusarsi e di assumersi così le proprie responsabilità di fronte al direttivo dell’azienda di cui occupa il vertice dopo essere subentrato a Carol Bartz.

Scott Thomson è accusato di aver mentito riguardo i suoi studi accademici a Yahoo, ai suoi azionisti, alla SEC e perfino alle aziende in cui ha lavorato in precedenza, aziende tra le quali c’è anche PayPal. Un comportamento ritenuto da diversi osservatori difficile da giustificare, soprattutto agli occhi degli azionisti Yahoo, i quali sembrano intenzionati a chiedere l’allontanamento di Thompson dai posti di comando dell’azienda di Sunnyvale.

L’attuale CEO di Yahoo ha scritto nelle scorse ore una lettera di scuse ai dipendenti, annunciando di voler mettere il proprio destino nelle mani del consiglio direttivo del gruppo, a cui spetterà pertanto una decisione difficile e potenzialmente portatrice di nuove polemiche a prescindere dalla scelta che verrà fatta, andando ad aumentare l’attenzione verso Yahoo proprio in un momento in cui l’azienda dovrebbe essere concentrata unicamente nel piano di riassetto.

Nella lettera Scott Thompson assicura che rimarrà concentrato sul lavoro in questi frangenti, aggiungendo un cenno riguardante a un’indagine approfondita da parte del Board di Yahoo, anche se sono in molti coloro che affermano come la decisione sia in realtà già presa e che la scelta di avviare questa indagine sia solo un modo per prendere tempo alla ricerca del sostituto di Thompson, al quale evidentemente i vertici non hanno intenzione di perdonare un comportamento che viene ritenuto doloso e lesivo dell’immagine dell’azienda.

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