Polizia di Stato, tra carte di credito e Facebook

Due casi coinvolgono la Polizia di Stato in poche ore. Prima una banda sgominata ed un losco traffico di carte clonate interrotto; poi le invettive deliranti su Facebook di un utente convinto nella guerra elettronica compiuta dalla Polizia sui cittadini
Due casi coinvolgono la Polizia di Stato in poche ore. Prima una banda sgominata ed un losco traffico di carte clonate interrotto; poi le invettive deliranti su Facebook di un utente convinto nella guerra elettronica compiuta dalla Polizia sui cittadini

«Vendevano a metà prezzo servizi online come biglietti di viaggio, bollette di gas ed acqua e tutto ciò che è possibile pagare via internet, per un giro d’affari di milioni di euro, ma per i pagamenti utilizzavano codici di carte di credito di illecita provenienza. La Polizia Postale di Bologna, a conclusione di una complessa indagine, ha interrotto l’attività criminale di una banda, capeggiata da un genio informatico e composta da stranieri di origine camerunense». L’operazione della Polizia di Stato ha pertanto fermato un giro d’affari truffaldino di notevoli dimensioni, accertando peraltro che le banche dati trafugate erano rivendute all’estero per permettere anche ad altri malintenzionati di approfittare delle identità sottratte per portare a segno ulteriori truffe online.

Ma la Polizia nelle ultime ore è stata al centro anche di un altro caso, del tutto curioso, identificandosi nella fattispecie tanto come vittima quanto come istituzione: «In data 20 luglio 2009, personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Reggio Calabria, ha dato esecuzione ad un decreto di perquisizione della Procura della Repubblica di Locri, emesso a seguito di una laboriosa indagine a carico di un soggetto residente nel reggino. Il medesimo si è reso responsabile di minacce di morte dal contenuto delirante nei confronti di un funzionario della Polizia di Stato che, a suo dire, doveva essere ucciso “mediante bombardamenti elettromagnetici”».

Il delirio espresso nei messaggi era inerente ai «crimini commessi dai poliziotti attraverso la guerra elettronica» ed alla «necessità di porre dei limiti al potere di controllo mentale della Polizia». Dal materiale rinvenuto presso l’abitazione del responsabile è emerso il fatto che lo stesso personaggio si era iscritto ad un social network (Facebook) con il nome di Nicolas Sarkozy e che usava questo ed altri account per firmare le proprie invettive. Nell’esempio sottostante un messaggio inviato con firma “Mario Manganelli” e postato come commento in svariate discussioni.

Messaggio sul profilo Facebook della Polizia di Stato

Messaggio sul profilo Facebook della Polizia di Stato

La Polizia Postale sta curando la rimozione dei messaggi diffamatori. Come possibile evincere dall’immagine soprastante, però, trattasi di una operazione non immediata ed alcuni messaggi sono ancora riscontrabili sul profilo Facebook della Polizia di Stato.

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