Sempre meno P2P perchè... non serve più

Sempre meno utenti scaricano materiale dai canali P2P. Il dato, però, non è soltanto frutto delle campagne antipirateria, ma anche conseguenza del fatto che molti utenti hanno ormai discografie ampie, complete e soddisfacenti: il P2P non serve più
Sempre meno utenti scaricano materiale dai canali P2P. Il dato, però, non è soltanto frutto delle campagne antipirateria, ma anche conseguenza del fatto che molti utenti hanno ormai discografie ampie, complete e soddisfacenti: il P2P non serve più

Il P2P è in calo. Il dato, emerso già in passato a seguito di indagini similari, è confermato oggi da una ricerca NPD Group, i cui rilievi delineano però un quadro della situazione del tutto particolare poiché la causa principale per il calo dei download sarebbe semplicemente nel raggiungimento di un certo grado di soddisfazione da parte degli utenti. E non è propriamente questo il quadro che si poteva attendere l’industria dei contenuti.

L’utenza, in pratica, sarebbe semplicemente soddisfatta della discografia in possesso. Migliaia e migliaia di file, intere collezioni, GB di materiale noto e meno noto: una volta riempiti gli hard disk, insomma, parte dell’utenza avrebbe iniziato ad abbandonare i canali P2P dedicando il proprio tempo ad altre attività. La soddisfazione è la prima delle cause ammesse dall’utenza intervistata, il che sembra delineare un quadro particolare poiché i risultati per il calo del P2P sarebbero addebitabili soltanto in parte alle battaglie contro la pirateria. Nello specifico, la paura di denunce provenienti da RIAA ed MPAA sarebbero soltanto la seconda causa ammessa dagli utenti. E si tratta di per sé di una “paura” poco motivata, perlopiù ereditata dal passato, poiché la RIAA non denuncia più alcun utente ormai da anni.

Se dunque il P2P è in calo, il “merito” è paradossalmente soprattutto della pirateria del passato. Ma non è tutto qui. Oggi l’offerta è molto più vasta e strumenti quali Pandora, Spotify e Vevo sono destinati a raccogliere parte dell’utenza che negli anni passati l’assenza di alternative a basso costo aveva portato tra le braccia di BitTorrent. Russ Crupnick, l’analista NPD responsabile della ricerca, sottolinea la presenza delle nuove alternative come valida soluzione per abbassare i livelli della pirateria del passato

Ma con una riflessione ulteriore rimasta in sospeso. Se è vero che nel 2009 è stata acquistata molta meno musica, e se è vero che anche il P2P è andato diminuendo, la conseguenza è una soltanto: in linea generale è minore l’appetibilità dell’intrattenimento musicale e minore è l’attenzione che l’utenza vi dedica durante il proprio tempo libero. A questo punto occorrerà però indagare meglio le cause, qualcosa su cui CNet ironizza indicando il tempo sottratto alla musica come tempo regalato a Facebook, ai videogiochi o, chissà, agli hard disk pieni di materiale scaricato nei tempi d’oro del file sharing.

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