In Italia 7 minori su 10 hanno un profilo su Facebook

Il grande successo dei social network si conferma anche tra i più piccoli: 7 bambini o adolescenti su 10 hanno un profilo su Facebook. È questo uno dei dati più rilevanti fra quelli che emergono dal 10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza promosso da Eurispes e Telefono Azzurro e presentato alcuni giorni fa alla stampa.

Sono sempre di più i bambini e gli adolescenti che utilizzano il Web. Nell’ultimo quinquiennio, tra i bambini c’è stato un aumento del 10%, che ha portato al 48,2%, mentre gli adolescenti che navigano in Internet sono l’85%. Tra i molti numeri presenti nella ricerca, spiccano ovviamente i social network, che nella precedente ricerca di dieci anni fa erano del tutto assenti: oggi, il 71,1% degli adolescenti possiede un profilo personale su Facebook.

Gli altri social hanno percentuali significative, ma minori, soprattutto scendendo con l’età. ad esempio, soltanto il 2,5% dei ragazzini utilizza Twitter. Meglio MySpace (17,1%) o Habbo (10,4%).

Se com’è ovvio molti bambini e adolescenti utilizzano il Web per loro ricerche, per lo studio, già il 28,7% ha risposto che utilizza Internet per restare in contatto con gli amici e il 14,9% per fare nuove conoscenze.

Moltissimi fra i più piccoli sono attratti dal Web non solo come fonte di informazione, ma anche strumento di divertimento. Giochi e applicazioni la fanno da padroni per oltre il 60% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni. Più della metà è abituato a vedere e scaricare filmati da YouTube.

Col salire dell’età, verso l’adolescenza, compare l’abitudine di leggere blog (spesso firmati da loro coetanei), la cui percentuale di fruitori è passata dal 14% nel 2005 al 46,8% nel 2009.

Nel documento si sottolineano anche le criticità di questo uso sempre più diffuso e si considerano particolarmente insidiose quelle legate ai social network:

Formazione di gruppi di persone accomunate dalla condivisione di valori poco conformi a quelli socialmente accettati, cyberbullismo e “grooming” (cioè l’adescamento online di minori) rappresentano le maggiori minacce. La scarsa presenza dei genitori, o altri adulti di riferimento, durante la navigazione in Internet di bambini e ragazzi, rappresenta un'”opportunità” per adulti poco raccomandabili.

Da questo punto di vista, si ritengono positivi gli sforzi di alcune aziende che in occasione del sottoscritto un accordo a livello europeo volto a migliorare la sicurezza per gli utenti più giovani.

Ma non finisce qui. Nella ricerca si parla anche del “lato oscuro di Internet“, cioè l’utilizzo eccessivo, ossessivo di Internet tra i giovani, che talvolta evidenzia o peggiora la loro difficoltà a comunicare e a stabilire relazioni affettive reali. Una forma di dipendenza tecnologica destinata ad aumentare.

Tra i più noti disturbi informatici, si annoverano:

  • L’Internet addiction disorder, un disturbo da mancato controllo degli impulsi che ha origine dall’eccessivo utilizzo di Internet che si dirama in tre forme distinte di dipendenza: quella cyber-sessuale, quella cyber-relazionale, il sovraccarico cognitivo e per lo svago;
  • Il tecnostress da multitasking, derivante dall’incapacità di gestire le moderne tecnologie informatiche, a causa del loro uso prolungato nel tempo, del loro malfunzionamento o dell’esigenza di compiere più operazioni contemporaneamente.
  • L’hikikomori, cioè la tendenza di alcuni adolescenti all’isolamento sociale, a vivere nel solo mondo virtuale riducendo al minimo la comunicazione e l’interazione con il mondo reale. Un fenomeno particolarmente diffuso in Giappone (da qui il nome, letteralmente “stare in disparte, isolarsi”) dove secondo recenti stime interesserebbe l’1% della popolazione e il 2% degli adolescenti, ma che si sta diffondendo anche nel resto del mondo, Italia compresa.

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