ISIS, terrorismo e PS4: una doverosa precisazione

Al momento non ci sono prove concrete per affermare che l'organizzazione degli attacchi terroristici nel cuore di Parigi sia passata dalla PlayStation 4.
Al momento non ci sono prove concrete per affermare che l'organizzazione degli attacchi terroristici nel cuore di Parigi sia passata dalla PlayStation 4.

Interrogandosi sull’origine delle azioni terroristiche che la scorsa settimana hanno colpito la Francia, sono emersi dettagli sull’utilizzo del sistema di comunicazione integrato nella PlayStation 4 per la preparazione degli attacchi. Il servizio offerto da Sony, come affermato dal Ministro degli Affari Interni belga Jan Jambon, sarebbe estremamente difficile da intercettare e monitorare, ancor più di WhatsApp. La dichiarazione è stata riportata inizialmente dalla testata International Business Times, che ha però omesso un dettaglio di fondamentale importanza e che è giusto sottolineare.

Le parole di Jambon sono state pronunciate tre giorni prima degli eventi di Parigi, nel corso di un incontro sui metodi di reclutamento online impiegati dall’ISIS. È dunque doveroso e corretto rettificare la notizia riportata, sottolineando che non si tratta di una frase pronunciata in seguito agli attacchi, ma prima. Non ci sono dunque (almeno per il momento) prove concrete che l’organizzazione degli attentati sia passata dai servizi videoludici della PS4. Sulla vicenda è intervenuta anche la stessa Sony, con un breve comunicato (riportato in forma tradotta di seguito) che afferma e ribadisce la propria volontà di combattere qualsiasi utilizzo ritenuto illecito delle proprie piattaforme.

PlayStation 4 consente la comunicazione tra amici e giocatori, attraverso tutti i moderni dispositivi connessi e il servizio è potenzialmente soggetto ad abusi. Ci assumiamo la responsabilità di proteggere i nostri utenti in modo serio e abbiamo bisogno che sia gli utenti che i partner segnalino attività offensive, sospette o illegali. Quando identifichiamo o riceviamo segnalazioni su una simile condotta, ci impegniamo ad attuare le dovute contromisure, in collaborazione con le autorità.

Quanto accaduto in Francia esattamente una settimana fa riporta in auge la discussione sulla necessità di trovare un equilibrio tra diritto alla privacy e monitoraggio delle attività criminali. Si è tornati a parlare di crittografia, controllo del mondo online da parte dell’intelligence e sistemi di prevenzione, in primis per porre fine ad un’azione di proselitismo che, secondo alcuni, vedrebbe proprio nella Rete il terreno più fertile per trovare nuove reclute pronte ad appoggiare la fazione terrorista.

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