Antitrust: Google, acquisto comparativo e AdSense

Inviate due comunicazioni degli addebiti dalla Commissione Europea a Google e alla parent company Alphabet: si parla di acquisti comparativi e advertising.
Inviate due comunicazioni degli addebiti dalla Commissione Europea a Google e alla parent company Alphabet: si parla di acquisti comparativi e advertising.

Con un comunicato comparso sul sito ufficiale della Commissione Europea, l’organismo antitrust continentale annuncia nuove iniziative nei confronti di Google (e della parent company Alphabet), relative ad acquisto comparativo e pratiche pubblicitarie, che si concretizzano in nuove comunicazioni degli addebiti che seguono quella dell’aprile 2015.

La Commissione ha inviato a Google due comunicazioni degli addebiti. Con una comunicazione degli addebiti supplementare corrobora la conclusione preliminare secondo cui Google abusa di posizione dominante favorendo sistematicamente i propri servizi di acquisto comparativo nelle pagine dei risultati delle ricerche.

Aggiornamento: a fondo articolo è riportato lo statement ufficiale diffuso da un portavoce Google.

Acquisti comparativi

Bruxelles afferma di aver preso in considerazione le risposte sulla questione fornite da bigG nel settembre dello scorso anno, per proseguire le indagini e arrivare a raccogliere nuovi dati che provano un abuso di posizione dominante. Nei confronti di Google è mossa l’accusa di favorire in modo sistematico i propri prodotti di acquisto comparativo all’interno delle SERP (pagine dei risultati delle ricerche), a discapito dei concorrenti. Il rischio è quello di penalizzare sia i consumatori che l’innovazione.

La Commissione afferma poi che i servizi di acquisto comparativo e le piattaforme commerciali (come Amazon o eBay) sono entità appartenenti a mercati ben distinti e dunque non equiparabili. Al gruppo californiano viene contestato l’aver “marginalizzato la competitività dei suoi concorrenti più diretti”.

Con una comunicazione degli addebiti separata esprime la posizione preliminare secondo cui la società abusa di posizione dominante limitando artificialmente la possibilità per i siti internet di terzi di visualizzare i messaggi pubblicitari dei suoi concorrenti.

Queste le parole di Margrethe Vestager, riportate nel comunicato.

Google ha creato tanti di quei prodotti innovativi che ci hanno cambiato la vita, ma non può arrogarsi il diritto di negare ad altre imprese la possibilità di competere e di innovare. Con oggi ribadiamo che Google ha favorito in modo indebito il proprio servizio di acquisti comparativi nelle sue pagine di ricerche generiche. Ciò implica praticamente che i consumatori rischiano di non visualizzare i risultati più pertinenti per le loro ricerche. Pensiamo poi che Google ostacoli la concorrenza limitando la capacità dei concorrenti di inserire pubblicità sui siti Internet di terzi, pratica che soffoca la scelta del consumatore e l’innovazione.

La commissaria responsabile per la concorrenza sottolinea come ora la palla passi nelle mani del gruppo di Mountain View, che ha la possibilità di replicare esponendo le proprie argomentazioni entro un massimo di otto settimane. L’organismo antitrust ne terrà conto per il prosieguo dell’indagine.

Google adesso ha la possibilità di rispondere alle nostre obiezioni. Ne esaminerò attentamente le argomentazioni e poi deciderò come procedere nei due casi. Se tuttavia le indagini concluderanno che Google ha violato le norme antitrust dell’UE, la Commissione avrà il dovere di agire per tutelare i consumatori e la concorrenza leale sui mercati europei.

AdSense

Un’ulteriore comunicazione degli addebiti riguarda le limitazioni imposte alla possibilità di alcuni siti Web di terze parti di visualizzare la pubblicità dei concorrenti di Google. Una pratica di questo tipo avrebbe impedito a realtà rivali (attuali o potenziali) come altri motori di ricerca o piattaforme pubblicitarie di svilupparsi inserendosi in un settore di importanza strategica come quello dell’advertising online.

L’accusa riguarda in particolare AdSense per la Ricerca che si rivolge a rivenditori, operatori e portali d’informazione che offrono ai navigatori una funzionalità di ricerca per i contenuti. Una volta utilizzata, oltre ai risultati vengono mostrate inserzioni che, se cliccate, generano un profitto per bigG.

A tal proposito, è parere della Commissione che gli accordi siglati con i cosiddetti partner diretti violino le norme antitrust dell’Unione Europea (area in cui Google detiene circa l’80% del market share relativo alle pubblicità online) imponendo condizioni di esclusiva, il posizionamento privilegiato di una quantità minima di advertising del gruppo e il diritto di autorizzare o meno le pubblicità concorrenti. In questo caso, l’azienda di Mountain View ha dieci settimane per replicare a Bruxelles.

È possibile consultare tutti i dettagli del comunicato sul sito ufficiale delle Commissione Europea. Questo lo statement diffuso da un portavoce Google.

Crediamo che le nostre innovazioni e i miglioramenti che abbiamo apportato ai prodotti abbiano incrementato le opportunità di scelta per i consumatori europei e favorito la concorrenza. Esamineremo le nuove evidenze sollevate dalla Commissione e forniremo una risposta dettagliata nelle prossime settimane.

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