Vinile, Nielsen Music: crescita frenata nel 2017

Nielsen, freno nella crescita dei vinili nel 2017: secondo gli esperti, colpa delle etichette e dell'uso di master di bassa qualità per le nuove stampe.
Nielsen, freno nella crescita dei vinili nel 2017: secondo gli esperti, colpa delle etichette e dell'uso di master di bassa qualità per le nuove stampe.

Non si può dire che il ritorno alla musica in vinile non sia uno dei fenomeni più interessanti degli ultimi anni. Nonostante la disponibilità dei più svariati formati digitali, e la loro capacità di assicurare un ascolto limpido e cristallino, sempre più appassionati hanno deciso di tornare al fascino dell’analogico, tra solchi e puntine. Una crescita costante nell’ultimo biennio, con vendite e fatturati che molto si avvicinano ai primi anni novanta, tanto che diversi analisti hanno ipotizzato 33 e 45 giri possano presto raggiungere quota un miliardo di dollari. Eppure giungono da Nielsen Music dei dati in controtendenza rispetto a quelli apparsi nelle ultime settimane: il vinile continua a crescere, ma nel 2017 si è assiste a una brusca frenata. Per quale ragione?

Così come evidenziato da ChannelNews, nella prima metà del 2015 la vendita dei vinili è cresciuta di ben il 38% rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente. Tuttavia, dai dati resi noti da Nielsen Music, la richiesta di 33 e 45 giri è andata progressivamente calando, dal 12% della prima metà del 2016 al 2% dell’inizio del 2017. Una frenata più che evidente, seppur ancora lontana da raggiungere una fase di effettivo stallo, eppure in controtendenza rispetto alle aspettative e alle previsioni entusiastiche degli analisti nelle ultime settimane. Un entusiasmo che ha spinto anche numerosi produttori a tornare a investire su questo formato, basti pensare come Sony abbia deciso di riaprire dopo 30 anni i suoi impianti giapponesi.

In realtà, la contraddizione che si rileva è soltanto apparente. Il fatto che la crescita dei vinili diminuisca di anno in anno sembra essere una conseguenza più che fisiologica del boom iniziale: a partire dal 2012, vi è stata una vera e propria corsa all’acquisto di 33 e 45 giri, accompagnata da un altrettanto elevata richiesta di giradischi e altri strumenti di riproduzione. Con il passare degli anni, le vendite raggiungono la loro fase di assestamento naturale, con una progressione annuale più contenuta ma comunque promettente.

Steve Sheldon, presidente della società statunitense di stampa Rainbo Records, e Michael Fremer di AnalogPlanet.com, hanno però voluto però sottolineare alcune ragioni che potrebbero aver contribuito a questa frenata, delle motivazioni che potrebbero non essere state prese sufficientemente in considerazione dalle case discografiche. Il primo problema risiederebbe nella qualità: gli ascoltatori lamenterebbero insoddisfazione per le ultime release e le ristampe, poiché non qualitativamente curate come quelle di 20 o 30 anni fa. Secondo l’esperto, il problema deriverebbe dalla decisione di molte etichette di stampare vinili sulla base di originali digitali, per risparmiare sui costi, senza prevedere master analogici appositamente creati e ottimizzati per l’ascolto in vinile. Non a caso, sembra che le vendite dell’usato o di vecchie copie, rimaste per anni impolverate nei negozi, stia procedendo molto più speditamente rispetto alle nuove pubblicazioni. La seconda motivazione, invece, potrebbe riguardare il prezzo: per le maggiori case discografiche, vi sarebbe una differenza di listini troppo elevata tra CD e dischi in vinile, un gap non sempre giustificato dai costi di produzione.

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