Nuovi domini, a che punto siamo?

Quattro su sette. Tanti sono i nuovi gTLD (general Top Level Domain) a funzionare ad un anno e passa dalla loro approvazione. Quanto pesa su questo il calo degli indirizzi Web?
Quattro su sette. Tanti sono i nuovi gTLD (general Top Level Domain) a funzionare ad un anno e passa dalla loro approvazione. Quanto pesa su questo il calo degli indirizzi Web?

gTLD (general Top Level Domain): siamo a meno tre. Dei sette nuovi nomi di dominio adottati dall’Icann a novembre del 2000 mancano all’appello i domini .museum e .aereo e .pro. I restanti nomi a dominio (.biz, .info, .name) sono stati attivati alla spicciolata negli ultimi cinque mesi. L’ultimo in ordine di arrivo è stato una settimana fa il .coop.

Così il mosaico degli indirizzi Web è completato a metà. Dopo un anno e passa di critiche feroci rivolte all’ente americano per la gestione dei nomi di dominio, i nuovi indirizzi Web (a furia di parlarne) rischiano di sapere già di vecchio. Le accuse piovute erano soprattutto di negligenza e di lassismo verso l’adozione di nuovi general-Top-Level-Domain mentre Internet aveva sete di indirizzi Web.

Le url in grado di assorbire il grosso dei nomi a dominio non sostenuti dagli intasatissimi .com, .net e .org sono state comunque attivate. Per ora manca all’appello dell’extensions più gettonate il .pro, dedicato al mondo delle professioni.

Le extensions .museum e .aereo (insieme al recente .coop) sono nomi a dominio ristretti. Il loro uso e l’annessa registrazione sono aperti solo a determinate categorie, rispettivamente i musei e le compagnie aeree.

Per il momento la più parte fanno i gTLD senza restrizioni, quelli che chiunque può registrare. Anche se questi rischiano di essere gli ultimi indirizzi Web ad uso universale. Il futuro segnato dei nomi di dominio sarà l’uso ristretto, più razionale e meglio gestibile, come ha sostenuto di recente Steward Lynn, il Presidente dell’Icann. Nell’ultimo anno però molte cose sono cambiate. Un anno fa quando ancora tutto era da fare per l’attivazione delle nuove url la corsa al dominio impazzava. Ora invece Verisign, la società che gestisce le extensions storiche della Rete: i net, .com e .org, segnala un calo nelle registrazioni.

C’è stato un incremento solo del 2% degli indirizzi web nell’ultimo anno. Ben poca cosa rispetto al tasso di crescita del 2000, triplicato rispetto all’anno precedente ed a quello in raddoppio del 1999 rispetto al 1998. Il Web ha veramente intenzione di rallentare? Al 31 dicembre del 2000 i domini registrati erano 28.2 milioni e a settembre del 2001 erano 32 milioni. Però buona parte dell’effetto di rallentamento rispetto alla crescita furiosa dei due anni precedenti è dovuto al cybersquatting, si affretta a dire il Registars storico della Rete. L’accaparramento dei nomi di dominio per poi rivenderli a caro prezzo non paga molto. Se n’è accorto anche Nicky Grauso, l’imprenditore sardo che proprio qualche annetto faceva parlare di sé con la sua idea di registrare nomi a dominio utilizzando parole comuni, con l’intento poi di rimetterli in commercio. A buona parte dei nomi proprio durante quest’anno, Grauso ci ha rinunciato.

Sarà tutta colpa del cybersquatting se i nomi a dominio classici calano? Quanto invece può dipendere dall’arrivo dei nuovi nomi a dominio? Vediamo di seguito come il Web ha reagito all’introduzione delle nuove url.

.Biz
NeuLevel, il Registar incaricato dell’Icann della gestione degli indirizzi Internet per il mondo degli affari, a dicembre dopo il primo mese di registrazione contava 600.000 url assegnate. Le extensions per il business sono andate il 50% all’America del nord e l’11% in Asia. Il vecchio continente si è aggiudicato il 33% di indirizzi (con in testa la Germania con il 12%, seguito Gran Bretagna con il 9% e la Francia con il 6% delle url .biz assegnate). Bene dunque i .biz, soprattutto per il suo Registar per cui costituiscono fin da ora un buon successo commerciale. C’è solo da chiedersi se i .biz resteranno un fenomeno a stelle e a strisce? Per l’Europa lo scetticismo verso i domini del mondo del business può essere in parte spiegato non tanto da una sfiducia verso il .biz quanto dall’arrivo dell’extension europea. I domini .eu, che qualcuno vuole attivi entro quest’anno, in definitiva si sovrappongono ai .biz. Le url made in Europe vogliono fornire un elemento di caratterizzazione geografica ulteriore alle imprese ed alle attività commerciali.

.Info
Vanno via velocemente anche i domini .info. A due mesi dall’attivazione, i domini per i siti d’informazione avevano registrato 500.000 indirizzi. Le richieste di pre-registrazione giunte ad Afilias, che gestisce le url .info erano sull’ordine delle 65.000 dopo l’estate.

.Name
Stando alle cifre di pre-registrazione anche i nomi di dominio dedicate ai nomi di persone dovrebbero duplicare il successo dei più anziani .info e ,biz. GlobalName ha aperto la registrazione dei .name il 15 gennaio.

.Coop
Infine .coop. L’extension, dedicata al mondo delle cooperative si è affacciata sulla scena dei domini da una settimana ed ha già all’attivo 4.100 indirizzi Web. Sono state 12.000 le cooperative a cui è stata data facoltà di registrarsi in fase di testing sulle 75.000 esistenti al mondo.

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