Ribaltone P2P: la RIAA non può identificare gli utenti

Con un improvviso ribaltone la Corte da ragione a utenti e ISP, imponendo così alla RIAA la fine dell'offensiva legale avversa agli utenti "colpevoli" di file-sharing identificati tramite l'accesso forzoso agli archivi di Verizon & C.
Con un improvviso ribaltone la Corte da ragione a utenti e ISP, imponendo così alla RIAA la fine dell'offensiva legale avversa agli utenti "colpevoli" di file-sharing identificati tramite l'accesso forzoso agli archivi di Verizon & C.

Con una decisione che profila un nuovo futuro per il mondo del file-sharing, la Corte statunitense ha ribaltato le parti nel conflitto tra gli utenti e la RIAA: gli ISP non saranno più tenuti ad aprire i propri archivi se non su richiesta di un giudice, gli utenti non potranno più essere identificati, le major vedono spuntate le proprie armi.

La decisione giunge dunque ad avvalorare i reclami con cui le associazioni dei consumatori e degli Internet Service Provider intendevano porre l’accento sulla mancanza di privacy per gli utenti della Rete. In nome della DMCA la Corte ha stabilito che il ricorso alla legge per avere a disposizione i nomi degli utenti non sarà più possibile e l’offensiva contro gli utenti (basata su denunce a campione in grado di spaventare l’utenza fino ad un calo dei file scambiati pari a circa il 10% solo nelle ultime settimane) muore sul nascere.

La RIAA aveva ad ora inviato ammonimenti e denunce a centinaia di persone, raggiungendo anche più di 200 patteggiamenti (3000$ di risarcimento e un “non lo farò mai più”). Con la decisione della Corte tutti i procedimenti giudiziari in corso decadono, Verizon (il primo ISP nel mirino) sale sul carro dei vincitori e la RIAA si lecca le ferite. Electronic Frontier Foundation, nel frattempo, esulta: “Nel caso Verizon a vincere sono gli utenti“.

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