Mike Rowe, bastava una XBox

Microsoft offre 10 dollari, Mike Rowe ne chiede 10.000, si chiude con un abbonamento a una rivista, un corso per sviluppatori Microsoft, una XBox con qualche gioco e un viaggio per mamma e papà: Microsoft si aggiudica mikerowesoft.com
Microsoft offre 10 dollari, Mike Rowe ne chiede 10.000, si chiude con un abbonamento a una rivista, un corso per sviluppatori Microsoft, una XBox con qualche gioco e un viaggio per mamma e papà: Microsoft si aggiudica mikerowesoft.com

Una XBox per il bambino monello e tutto torna nei ranghi, così finisce l’assurda vicenda che ha contrapposto il gigante Microsoft e il ragazzo terribile Mike Rowe (17 anni). Fulcro della vicenda il dominio mikerowesoft.com, dominio dall’assonanza intollerabile secondo i responsabili di Redmond. Alla fine il monello diventa agnellino e il gigante si fa gigante buono.

Una XBox, un corso per applicativi Microsoft, un abbonamento annuale a una rivista per sviluppatori Microsoft, una visita guidata a Redmond per i genitori del ragazzo, congruo rimborso spese e qualche frase di circostanza: tocca a Jim Desler, portavoce del gruppo, proferire un impostato “Riteniamo che sia un ragazzo brillante con un grande potenziale”. Per il dominio i legali del gruppo di Bill Gates avevano proposto 10 dollari, Mike Rowe ne chiedeva 10.000, poi è intervenuta la stampa e la conclusione è stata quanto più placida fosse immaginabile.

Sul suo sito, ancora raggiungibile (e forse lo sarà ancora dopo il passaggio di proprietà del dominio), Mike Rowe spiega come il tutto sia stato un gioco e come sfidare un gigante sia stato quantomeno eccitante. Per il resto Rowe non è più risultato reperibile agli organi di stampa. Da parte Microsoft invece arrivano solo frasi di circostanza volti a stemperare una vicenda tanto assurda quanto potenzialmente lesiva per l’immagine del gruppo. Ai giganti non conviene prendersela con i bambini.

Ai bambini, invece, sfidare i giganti potrebbe anche convenire. Almeno questo è quanto risulta semplice ipotizzare visti i due grossi banner sulla home page del sito e l’immediata raccolta fondi scattata per “coprire le spese legali”: le spese non ci saranno, gli introiti ci sono già stati. Fine della vicenda.

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