Google, il giorno del grande passo

Con una lettera di presentazione (che diverrà in seguito un appuntamento annuale), Larry Page e Sergey Brin lanciano il titolo Google chiarendo l'etica del gruppo ed i principi fondanti delle passate, presenti e future strategie del motore di ricerca.
Con una lettera di presentazione (che diverrà in seguito un appuntamento annuale), Larry Page e Sergey Brin lanciano il titolo Google chiarendo l'etica del gruppo ed i principi fondanti delle passate, presenti e future strategie del motore di ricerca.

E’ dunque venuto il grande giorno di Google. Come annunciato da tempo, dopo mesi di strategiche smentite e velate conferme, Google chiede ufficialmente l’approvazione in borsa del proprio titolo. Accantonando temporaneamente il lato economico della questione (sostanzialmente confermate le voci emerse nei giorni dell’attesa), l’attenzione non può che posarsi sulla lettera di presentazione con la quale Larry Page e Sergey Brin accompagnano l’inizio della nuova avventura Google.

«Google non è un’azienda convenzionale e non intende diventarlo»: così esordisce il duo che ha creato e cresciuto l’attuale leader dei motori di ricerca. Page & Brin spiegano come l’azienda sia nata con la convinzione di «offrire un grande servizio al mondo» e nella sua strutturazione sono stati enfatizzati lati quali «creatività e cambiamento».

Una lettera simile verrà proposta annualmente agli azionisti del gruppo, e la promessa è quella di un forte ritorno economico a chiunque continuerà a credere nel progetto. Grande attenzione viene riposta nel sottolineare come Google sia sempre stato al servizio dell’utente finale: una miriade di servizi gratuiti e di qualità assoluta, proventi derivanti quasi interamente dalla sola pubblicità (strutturata nel modo meno intrusivo possibile), supporto in 97 lingue differenti.

La lettera di presentazione chiarisce infine come Google si ponga esclusivamente obiettivi a lunga scadenza: ragionare sul lungo periodo permette di evitare compromessi di bilancio, manipolazioni artificiose dei dati, e soprattutto permette di sfuggire alle pressioni di breve periodo che la concorrenza potrebbe imporre. Page e Brin chiedono agli azionisti la condivisione di questo stesso postulato, ponendo così i paletti di una chiara comunione di intenti estesa all’intera proprietà del gruppo.

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