Italiano condannato per P2P: 2 mesi e 10 giorni

Una nota FIMI rende nota la sentenza con cui un giovane è stato condannato a 3660 euro di multa (2660 dei quali in conversione della parte penale del processo quantificabile in 2 mesi e 10 giorni di reclusione) per aver scambiato file tramite P2P
Una nota FIMI rende nota la sentenza con cui un giovane è stato condannato a 3660 euro di multa (2660 dei quali in conversione della parte penale del processo quantificabile in 2 mesi e 10 giorni di reclusione) per aver scambiato file tramite P2P

«Distribuiva musica pirata tramite File Sharing (P2P), Italiano condannato»: così la FIMI (Federazione dell’Industria Musicale Italiana) comunica una notizia che, oltre a rappresentare un immediato risultato nella battaglia contro la pirateria, forma un precedente utile a rinfocolare la battaglia stessa. Il profilo appare essere lo stesso seguito dalla RIAA negli Stati Uniti: spaventare l’utenza per formare una coscienza nuova sulla pirateria, evidenziando cosa è bene e cosa è male, e proponendo così i download legali come la nuova soluzione per chi vuole usufruire della musica tramite le nuove tecnologie.

Continua il comunicato: «il GIP di Treviso ha condannato un trentenne veneto a 3660 euro di multa dei quali 2660 euro in sostituzione di due mesi e 10 giorni di reclusione per violazione della legge sul diritto d’autore». Chiara, dunque, l’applicazione dell’aspetto penale alla vicenda, in ossequio al «la pirateria multimediale è un crimine che colpisce la cultura» usato nella celebre campagna promozionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che usa Giorgio Faletti come testimonial ed in ottemperanza ai dettami della legge Urbani.

«La condanna consegue ad un sequestro della GdF di Milano, eseguito in quanto il giovane, tramite una rete di server p2p nota come “Soniknap5” , aveva messo a disposizione al pubblico, quantificabile in almeno 2500 utenti, brani musicali illecitamente riprodotti»: la sentenza si chiude con una sanzione pecuniaria, un reato penale e la confisca di quanto in sequestro (presumibilmente supporti informatici non meglio specificati dalla nota FIMI).

Il tutto giunge in un momento in cui il movimento peer-to-peer non sembra più trovare adeguate risposte alle pressioni dei movimenti anti-pirateria: in esponenziale aumento la vendita della musica legale, son caduti uno dopo l’altro i pilastri di quella che era l’industria del P2P e, nonostante i dati relativi agli scambi illegali invochino ancora cifre di tutto rispetto, il partito dei music store sembra avere ora molte più munizioni a propria disposizione rispetto al polo avverso.

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