Include, banda larga per tutti

Parte l'ennesimo progetto per portare la banda larga nelle zone dimenticate dall'incumbent: l'Associazione Anti Digital Divide si propone di unire istituzioni, utenti e provider per tentare di ottimizzare il processo di copertura
Parte l'ennesimo progetto per portare la banda larga nelle zone dimenticate dall'incumbent: l'Associazione Anti Digital Divide si propone di unire istituzioni, utenti e provider per tentare di ottimizzare il processo di copertura

Nel cuore del digital divide, nelle zone in cui già il ministro Stanca andò a tagliare il nastro del progetto broadband per San Benedetto Belbo, nasce una nuova reazione, un tumulto dal basso, una firma nero su bianco dalle grandi ambizioni. 5 Febbraio, Diano d’Alba (CN). Nell’affascinante contesto della sala consigliare del municipio del piccolo paese nel pieno delle Langhe piemontesi una convenzione viene firmata per unire una squadra nuova nella difficile lotta al divario digitale. Attorno al tavolo si trovano i provider, i comuni e l’anello che intende unire la catena per chiudere il cerchio: l’Associazione Anti Digital Divide.

Il progetto prenderà il nome di Include. L’obiettivo è quello di includere (appunto) le zone tagliate fuori dalla connettività a banda larga in un circuito wifi in grado di portare una connettività più performante nelle case dei cittadini digital divisi ancora forzatamente fermi al 56k. Tecnicamente parlando, le prospettive sono semplici: banda prelevata a monte da dorsali (in via di identificazione), ponti radio per giungere al centro abitato, hot spot wifi per raggiungere tutte le zone interessate. Nulla di nuovo, agli effetti, se non nella politica che porta alla realizzazione del progetto: Include nasce “dal basso” per divenire una piattaforma composta da una molteplicità di soggetti in cui il privato possa offrire la propria domanda e l’azienda possa avanzare la propria cooperazione. In questo contesto l’entità associativa si assumerebbe il ruolo di tutela dell’una e dell’altra parte: da una parte un appoggio già garantito dall’Adusbef porterebbe ad una carta dei servizi in grado di garantire la bontà dell’offerta nel pieno rispetto dei diritti dell’utenza, dall’altra l’attività effettuata sul territorio dai provider verrebbe monitorata e remunerata secondo linee preordinate e accordi precostituiti.

La rappresentanza politica presente ha manifestato l’intenzione di portare entro due anni ad un livello operativo investimenti già messi a bilancio. I presenti, amministratori locali in primis, obiettano: due anni sono troppi, servono tempi rapidi e operazioni concrete. Include va incontro a questa domanda: entro pochi mesi la rete dovrebbe raggiungere la propria prima fase operativa e varie zone nel circondario di Diano d’Alba potranno testare per la prima volta la bontà di questo nuovo meccanismo. La prima promozione arriva dal sindaco del paese Claudio Cardinale il quale si dice fortunato di aver incontrato l’ADD, di potersi giovare del Decreto Landolfi e di poter intraprendere questa avventura il cui investimento iniziale è perfettamente compatibile con l’esposizione necessaria. Altra promozione giunge da Franca Biglio, Presidente dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni Italiani (ANPCI), la quale benedice la nuova opportunità e lancia l’allarme circa i gravi danni che il digital divide sta apportando alle piccole comunità che l’ANPCI rappresenta.

Il danno, effettivamente, è ormai a livelli che vanno esasperandosi. Ricerche portate avanti dall’IRES (Istituto Ricerche Economiche e Sociali) hanno più volte fotografato il preoccupante depauperamento socio/culturale che attanaglia le zone che subiscono il divario digitale, portando in seno una serie di conseguenze che vanno a riflettersi direttamente in ambito lavorativo, ambientale, economico. Quella che è diventata una “Italia di Serie B” vede aumentare il divario rispetto all’Italia privilegiata delle città, e una nazione come l’Italia che sulle province ha basato per secoli la propria ricchezza dimentica oggi la propria natura causando fratture di crescente complessità. Oggi il digital divide italiano è quantificabile nella differenza tra il 56k standardizzato e la banda (nonché i servizi aggiuntivi) offerti dall’emergente Alice TV. E mentre il Piemonte olimpico si prepara ad assaggiare il Wi-Bro di Telecom Italia, il Piemonte di periferia alza la voce e dice di voler fare da sé.

La sfida lanciata per il futuro è di quelle importanti. Inizia il conto alla rovescia per capire quali saranno realmente le performance della nuova rete. Inizia il conto alla rovescia per capire fino a che livello sia sostenibile il modello proposto (e la fase propositiva è il grande merito dell’Associazione ADD). Inizia il conto alla rovescia per capire quando e come le azioni di lobbing allungheranno i loro tentacoli fino alle zone ed agli interlocutori fino ad oggi ignorati. Inizia il conto alla rovescia per Include, l’ennesima buona idea di quella periferia che vorrebbe crescere. In bocca al lupo.

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