Hard disk "estremi" da Seagate: una scelta discutibile?

Seagate ha da poco annunciato l’introduzione di una nuova famiglia di hard disk portatili, progettati per garantire un corretto funzionamento anche nelle condizioni più estreme.

Secondo i dati forniti dalla stessa Seagate, i modelli appartenenti alla serie EE25 sono in grado di operare a temperature comprese tra i -30 e i +80 gradi centigradi, possono resistere a 300g di shock per 2 millisecondi e a 150g di shock per 11 millisecondi.

Questi drive sono inoltre in grado di funzionare, 24 ore al giorno per 12 mesi l’anno, ad altitudini comprese in un range che va da -300 metri a 5000 metri, anche se sottoposti a forti vibrazioni.

Di seguito le caratteristiche tecniche dei drive appartenenti alla serie EE25 5400.2:

  • Tecnologia: a piatti magnetici
  • Capacità: 20GB, 40GB, 60GB e 80GB
  • Velocità di rotazione dei piatti: 5400rpm
  • Interfaccia: Serial-ATA o Parallel-ATA
  • Ore di funzionamento consecutive: 8760

Sebbene i drive della serie EE25 rappresentano un’ottima scelta per chi necessita di sistemi embedded o per applicazioni militari e scientifiche, ci possiamo chiedere se l’utilizzo di drive SSD, anziché dischi a piatti magnetici, può rivelarsi una soluzione migliore.

Come i più informati sapranno, i drive SSD sono costruiti senza l’impiego di parti mobili al loro interno. Questo porta a due naturali conseguenze: minor consumo di energia e maggiore resistenza a urti e vibrazioni.

Seagate non avrebbe quindi ottenuto un miglior risultato dotando di una corazza impermeabile e termo-isolante dei drive SSD? Un approccio di questo tipo, anche se in ambito USB Pen Drive, è già stato adottato da Corsair per le soluzioni Survivor.

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