La RIAA citata per investigazioni illegali

Stavolta è l'associazione che riunisce le etichette musicali statunitensi ad essere citata in tribunale da un semplice utente. La motivazione sarebbe il presunto utilizzo di metodi illegali per raccogliere informazioni e prove utili alle sue cause legali
Stavolta è l'associazione che riunisce le etichette musicali statunitensi ad essere citata in tribunale da un semplice utente. La motivazione sarebbe il presunto utilizzo di metodi illegali per raccogliere informazioni e prove utili alle sue cause legali

Non c’è niente di peggio della furia di un pensionato. Lo sta sperimentando sulla propria pelle la RIAA che, dopo essersi vista trascinare in tribunale dall’ennesima nonna citata in giudizio (erroneamente) per violazione del copyright via P2P, è ora accusata dalla stessa di pratiche investigative scorrette.

Lo stato del Texas sta vedendo il titanico scontro legale di un’anziana signora e il suo avvocato contro l’RIAA, l’associazione delle etichette musicali statunitensi. La signora è solo l’ultima di una serie di insospettabili madri e nonne citate dall’RIAA per violazione del copyright, persone che dichiarano di non aver neanche mai sentito l’espressione “Peer To Peer” ma che sono lo stesso accusate di pirateria musicale. Contrariamente a molte persone finite nella sua situazione, però, la signora Crain ha deciso di far valere i propri diritti e citare a sua volta l’associazione.

Dopo 8 mesi di causa la querelante avrebbe scoperto che la RIAA avrebbe impiegato illegalmente degli investigatori sprovvisti di licenza per ottenere le informazioni usate per far partire denunce come la sua in tutto il paese. Tutto ruota intorno al fatto che nel Texas una società che compie investigazioni deve avere l’apposita licenza e la signora Crain sostiene che MediaSentry, la società in questione, fosse a conoscenza dell’obbligo ma abbia lo stesso operato senza licenza sotto pressioni della RIAA.

All’esito della causa in Texas ne sono dunque appese molte altre anche in altri stati. MediaSentry è infatti la società cui si appoggiano sia la RIAA che la MPAA (il suo corrispettivo cinematografico) per tracciare e identificare gli utenti che infrangono il diritto d’autore attraverso la condivisione di file in rete. Dunque qualora fosse comprovato che le attività di MediaSentry non siano conformi alla legge, tutte le prove da loro fornite per ogni causa sarebbero di colpo invalidate.

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