Troppe aste di oggetti fasulli, L'Oreal cita eBay

La grande azienda francese L'Oreal si unisce alle molte altre compagnie produttrici di beni di lusso che hanno portato in tribunale eBay accusando il gruppo di non fare abbastanza per prevenire le aste di prodotti fasulli. eBay si dichiara parte lesa
La grande azienda francese L'Oreal si unisce alle molte altre compagnie produttrici di beni di lusso che hanno portato in tribunale eBay accusando il gruppo di non fare abbastanza per prevenire le aste di prodotti fasulli. eBay si dichiara parte lesa

Anche la L’Oreal ha fatto partire una causa contro eBay, sostenendo che il sito d’aste americano non farebbe abbastanza per combattere le mille transazioni di prodotti L’Oreal fasulli che passano per i suoi server. L’azione legale è partita in 5 paesi (Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e Belgio) ed è molto simile a quelle già intentate da altre aziende che producono e vendono beni di lusso come Louis Vuitton, Tiffany e Dior.

L’industria francese da tempo ormai è fortemente attiva nella lotta alla contraffazione dei suoi prodotti d’esportazione più pregiati per ovviare, anche con l’aiuto del governo, ad un giro di perdite che costa alle aziende d’oltralpe circa 6 miliardi di euro l’anno. Eppure il fenomeno non accenna a fermarsi: solo lunedì è giunta notizia del fatto che al confine tra Italia e Francia sono stati fermati due carichi trasportanti 12.757 borse fasulle e piccoli beni di cuoio per un valore di circa 12 milioni di euro che vanno ad aggiungersi agli oltre 224 milioni di euro in valori fasulli raccolti nel 2007.

Da parte sua eBay al solito risponde che la sua morsa attorno alle aste di beni fasulli si stringe sempre di più e specialmente a seguito di segnalazioni specifiche, dichiarandosi parte lesa in quanto simili aste non giovano al buon nome del sito.

Eppure alla L’Oreal non c’è troppa comprensione e si ribatte per bocca del capo del settore anti-contraffazione Xavier Herfroy dalle pagine di Liberation: «eBay non è la vittima di questo caso perchè prende una parte dei proventi di ogni asta e guadagna dalle pubblicità, sia che gli oggetti venduti siano veri, sia che siano fasulli».

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