iPhone, la rubrica viola un brevetto

L'inventore di un sistema per l'identificazione del chiamante sui telefoni ha intentato causa contro Apple, accusata di aver utilizzato il brevetto senza la necessaria licenza. Il brevetto concerne la correlazione tra nome e numero di un utente in rubrica
L'inventore di un sistema per l'identificazione del chiamante sui telefoni ha intentato causa contro Apple, accusata di aver utilizzato il brevetto senza la necessaria licenza. Il brevetto concerne la correlazione tra nome e numero di un utente in rubrica

Dalla data del suo rilascio circa un anno fa a oggi, Apple ha visto crescere il numero di cause intentate contro iPhone per la violazione di alcuni brevetti. Un inventore del Massachusetts ha da poco depositato una causa contro la società di Cupertino, accusata di aver utilizzato illegalmente un suo brevetto per l’identificazione di chiamata sull’innovativo smartphone della mela. La documentazione è stata inviata alla Corte distrettuale di Boston, che avrà ora il compito di svolgere una prima indagine conoscitiva sulla questione.

Nel corso degli anni Ottanta, un gruppo di tre inventori elaborò il sistema che ancora oggi consente di abbinare il numero di telefono di una chiamata in entrata con i nomi presenti nella rubrica del medesimo dispositivo. Un’applicazione apparentemente semplice, ma per nulla scontata, che rivoluzionò buona parte del settore. Tra il 1988 e il 1990, Romek Figa, Samuel G. Cohen e Jonthan H. Cohen brevettarono la loro invenzione. Nel corso degli anni, le principali case produttrici di telefonini, come Motorola, Samsung e Nokia hanno adottato il brevetto contribuendo alla esponenziale diffusione del sistema ideato nella seconda metà degli anni Ottanta.

Secondo Lisa Tittemore, la legale rappresentate di Romek Figa, fu impossibile raggiungere un accordo analogo anche con Apple. «Apple fu contattata per la licenza, ma le parti non furono in grado di raggiungere un accordo accettabile» ha dichiarato la legale. A un mese dalla commercializzazione di iPhone, quindi nel maggio del 2007, Romek Figa inviò una lettera a Steve Jobs, l’amministratore delegato di Apple, per avvisarlo sulla possibile violazione del suo brevetto. Sempre secondo la legale, in quella occasione l’intentore del Massachusetts inviò della documentazione, specificando chiaramente numero e origine del brevetto.

Non essendo riuscito a ottenere un accordo, a Romek Figa non rimase che attendere l’uscita del nuovo smartphone creato da Cupertino. Ravvisata la possibile violazione del suo brevetto, egli offrì nuovamente ad Apple la possibilità di ottenere una licenza per utilizzare legalmente la funzione, ma le trattative si risolsero ancora in un nulla di fatto. La causa depositata presso la Corte distrettuale di Boston sarà ora vagliata dalla giustizia americana. Come è ormai consuetudine , Apple non ha rilasciato alcuna dichiarazione sulla diatriba legale legata al brevetto.

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