Gli ISP non sono i nuovi distributori!

Paul McGuinness,manager tra gli altri degli U2, continua a dare addosso a chi provvede connettività alla rete, accusandoli di sfruttare i musicisti, la loro musica e il loro lavoro senza corrispondergli il compenso corretto.

L’ultima occasione per lui per parlare è stata il convegno Music Matters tenutosi ad Hong Kong e ha ricordato come (secondo lui) sono stati i produttori di contenuti ad aver attirato le persone su internet e a continuare ad attirarle benchè senza ricevere i dovuti compensi. In realtà è più corretto dire che chi ha messo online quei contenuti ha trovato modi di proporli che potessero essere appetibili per il pubblico e la fruizione della rete. Non basta averli i contenuti.
L’idea di McGuinness è chiaramente che gli ISP dovrebbero filtrare i materiali coperti da diritto d’autore e impedirne la pubblicazione non autorizzata in rete, un’idea non originale ma sostenuta da lui con grandissima forza.

Il manager infatti si fa sentire anche molto spesso, gira per convention tecnologiche e interviene sempre quando può, la sua è diventata una vera e propria crociata ed è uno dei primi casi di una persona dell’ambiente, dotata di risonanza, notorietà e influenza che parla senza sapere. Senza sapere quali regole non scritte organizzano la comunicazione in rete e quali cose funzionano nel mondo di internet.

Certo non si può dire che non tenti poi anche in maniera più propositiva di cambiare le cose attraverso alcuni tentativi di accordi di revenue sharing tra ISP e mondo della musica, la sua idea però è totalmente di vecchio stampo e prevede una divisione degli introiti tra chi produce contenuti e chi li distribuisce, che è il medesimo meccanismo della vecchia distribuzione dove major, artisti ed eventuali distributori terzi dividono i proventi.
In rete invece sembra fortunatamente emergere un modello più autonomo dove chi vuole può vendere e distribuire in autonomia senza dividere con nessuno e chi non se lo può permettere (per motivi di tipologia di target) può appoggiarsi a promotori che deve pagare ma con cui comunque non divide le quote del venduto (o quantomeno non è tenuto a farlo).

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