Broadband ed economia: l'Italia al palo

Uno studio dell'Università di Oxford evidenzia come Regno Unito, Spagna e Italia abbiano una banda larga al di sotto del livello utile per godere di una normale esperienza utente online. La cosa avrebbe peraltro gravi ripercussioni sull'economia
Uno studio dell'Università di Oxford evidenzia come Regno Unito, Spagna e Italia abbiano una banda larga al di sotto del livello utile per godere di una normale esperienza utente online. La cosa avrebbe peraltro gravi ripercussioni sull'economia

«La velocità di connessione nel Regno Unito, in Spagna ed in Italia è caduta appena al di sotto del livello di performance necessario per mettere a disposizione una buona esperienza online all’utente»: la conclusione è quella dell’Università di Oxford, il report è quello del Telegraph.

La ricerca ha misurato la velocità media di connessione in vari paesi a livello internazionale, evidenziando come al di sotto di un certo livello sia impossibile per l’utente godere di una normale esperienza web. È risaputo infatti che l’ampiezza di banda è il primo collo di bottiglia all’uso di strumenti e servizi oggi improntati sul video e sullo streaming, su flussi di bit in grado di generare grosso traffico e spesso non supportati dai normali pacchetti messi a disposizione dalle Telco. Per l’Italia e la Spagna la situazione è ancor più grave rispetto al Regno Unito per un fattore aggravante ulteriore: la penetrazione della banda larga sul mercato è rimasta ancora molto bassa, crescendo ad un livello più basso rispetto alla media europea e tutto ciò in conseguenza di alcune concause di natura tanto culturale quanto infrastrutturale.

Lo studio sul broadband non è però fine a se stesso. L’Università di Oxford, infatti, ha voluto dimostrare le fitte interrelazioni che sussistono tra una rete efficiente ed un buon sistema economico nazionale. La minaccia, secondo lo studio, è quella di una grave penalizzazione futura per quei paesi che non investiranno nella banda larga e nella riduzione del digital divide (in tal senso l’Italia rimane al palo, ancora oggi ferma su antiche strutture, su antichi vincoli e su antichi problemi quali l’isolamento delle zone rurali rispetto alla copertura dei territori cittadini).

Secondo gli studi portati avanti anche grazie al finanziamento di Cisco System, il Giappone è il paese con le migliori performance in quanto a velocità di download/upload, seguito da Svezia e Olanda. Svizzera, Danimarca e Germania sono gli ultimi elementi d’area europea in una top 10 occupata dai buoni risultati dei paesi dell’est.

Nel Regno Unito, peraltro, è da qualche giorno acceso il dibattito sugli onerosi investimenti previsti per portare la fibra in tutta la nazione. L’Italia è ancora un passo indietro, ferma sul braccio di ferro tra Telecom Italia e AGCOM circa le modalità di separazione funzionale della rete dall’incumbent (peraltro uno tra i pochi in Europa a mantenere ancora un rigido controllo sul mercato interno). Nelle prossime ore l’amministratore delegato Telecom Franco Bernabé sarà a colloquio con una platea di blogger: è auspicabile che sia almeno questa parte dell’informazione (meno vincolata rispetto ai media tradizionali) a porre tali interrogativi al cospetto dell’incumbent, battendo cassa per ciò che Telecom non fa per rendere l’Italia un paese in linea con le necessità di un paese moderno.

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